Percorrevamo vene di terriccio
o su per ore umbratili
le code spenzolanti, il legno azzurro.
Genti di pelle e nuvolaglie.
Gli occhi dei rapaci erano bianchi
lumi ossuti nella notte.
Rocce, resti, ramaglie.
Nel mezzo della pietra stava l’acqua
sospinta sulle sagome del mondo –
una nerezza antica dal fondale.
Io l’annusavo corrermi nel volto
dentro il corpo rotto, arborescente.
L’erba che si fa limpida e tagliente.
Francesca Matteoni (Italia, 1975 – ), blog: http://orso-polare.blogspot.com
Fonte per questa poesia: https://www.violettanet.it
Immagine di copertina: la Biblioteca del lupo (foto di Greta Silva) che ha selezionato anche questa poesia, leggi la sua storia qui