La tua storia in dieci righe
Friuliana del 1952, nata sotto il segno della Vergine, di Casarsa della Delizia – la patria di Pasolini (il paese dei temporali e delle primule), maestra elementare dall’età di 19 anni, trapiantata a Pavia per amore a seguito del terremoto nel maggio del 1976. L’amore è Bruno Morani che si trova in Friuli a fare il volontario. Degli anni friuliani ricordo ‘la rivolta tra le dita’ tra domeniche in osteria a vino merlot, De André, e pane e salame. Mi sento geneticamente di sinistra, perché geneticamente contro i soprusi. Dopo due anni di amore a distanza, sbarco a Pavia nel 1978. Anni di lavoro e impegno nella scuola a Vigevano, e nel 1986 inizia l’avventura di Spaziomusica, il primo locale che riflette il mondo come vorremmo fosse: buona musica (jazz, rock e blues), stare in modo conviviale tra amici: una grande creazione collettiva (www.spaziobruno.it). Nel 1999 lasciamo Spaziomusica, che però continua a resistere e a macinare musica. Nel 2002 muore Bruno, il compagno di una vita, e mi dedico a iniziative culturali che partono dalla scuola ma invadono la città come “E con la vita avrebbe ancora giocato: viaggio tra Spoon River e De André”, “Mille papaveri rossi: pace, incontri e diversità a partire dalla guerra di Piero” e “Imagine Pavia”. Ultima creazione: leggere.pavia e Pavia in poesia (www.leggere.pavia.it) che continua a vedere la partecipazione di numerose persone.
Difficoltà di lavorare come insegnante e come agitatrice culturale?
Come insegnante, nei primi anni non ci sono difficoltà: solo grande energia e passione. Negli anni ‘70 e ‘80 c’è un grande movimento collettivo di trasformazione gioiosa della scuola che rende la scuola elementare italiana tra le migliori a livello internazionale. Poi negli anni ’90 le innovazioni vengono istituzionalizzate, e le sperimentazioni degli anni precedenti vengono molto apprezzate. Le difficoltà e lo scoramento arrivano a partire dalla Moratti – all’inizio degli anni 2000 – con il suo ‘monoennio’ (un biennio in un anno) e portfolio, solo due tra le numerose parole inesistenti e inutili che indicano solo la vacuità delle proposte ministeriali. E poi con la Gelmini partono i tagli massicci. L’entusiasmo e la passione per “il mestiere più bello del mondo” rimangono, ma solo a livello individuale. Nel 2009, dopo 40 anni di lavoro, vado in pensione, senza alcun rimpianto per la scuola come istituzione ma con mille ricordi di bambini che ritrovo da adulti per le strade di Pavia e di tante colleghe diventate amiche nel corso degli anni. Come agitatrice culturale – sì, agitatrice perché mi muovo in modo anarchico e molto insistente perché a partire da un obiettivo (quella che oggi si chiamerebbe malamente ‘mission’) mi muovo come un rullo compressore (‘caterpillar’), coinvolgendo sempre e comunque in primis le scuole. Sono animata dall’idea di cultura collettiva che ha tempi lunghi di realizzazione, che deve allargarsi il più possibile mescolando idee, persone, e culture. Mi muovo creando una cornice, un contenitore in cui poi tutti possono inserire proprie idee – tirando fuori il meglio dalle persone. Non ci sono difficoltà ad organizzare, sono solo un modo molto diverso dei ‘salotti borghesi’: noi mischiamo i ragazzi degli istituti professionali e quelli dei licei. Mi muovo in bici, con i miei famigerati ‘pizzini’, e cerco di coinvolgere tutte le persone che conosco di Pavia – e sono veramente tante. Non ci sono difficoltà, solo un grande piacere. Ed è possibile in una città straordinariamente bella come Pavia, dove vivo da quasi quarant’anni. Il supporto istituzionale l’ho cercato sempre dopo perché non avendo mai avuto nessuna ambizione di potere (noi siamo la generazione che voleva essere “il granello di sabbia che inceppava i meccanismi del potere” come ha scritto Erri De Luca) mi sono sempre mossa in totale libertà.
Cosa fa la società per te?
La mia generazione è stata fortunata; sono autosufficiente, ho una pensione che mi permette di vivere senza problemi. La società ha consentito a me e alla mia generazione di essere libera nelle scelte di vita. Ai miei tempi si trovava lavoro subito e l’indipendenza economica mi ha permesso da sempre la totale libertà di opinioni e decisioni, a tutti i livelli. Nessuna soggezione. E anche il “ vaffanculo libero” . Della serie : “ un vaffanculo al giorno toglie il medico di torno”: provare per credere.
Cosa fai tu per la tua società?
Ho fatto l’insegnante e svolto con crescente determinazione l’attività di agitatrice culturale. E oggi è ancora più facile perché abbiamo finalmente un sostegno da parte della nuova giunta comunale e del sindaco Massimo Depaoli, che io ho sostenuto con grande determinazione.
Una cosa bella che ti è capitata di recente?
Le notti acustiche – concerti e musicisti sparsi in città con una session finale in piazza Duomo. Persone rapite dal suono dell’arpa in Piazza Duomo e musicisti che hanno attraversato le strade pavesi. Mi sono così commossa che mi veniva da piangere. Pura bellezza e poesia.
Una passione culinaria?
A me piace mangiare, non mi piace cucinare – per i 14 anni di Spaziomusica ho fatto la “pasta della colonia” (soffritto con cipolla, sedano, carote, pasta di salame e salsiccia, carne macinata che restava a macerare 24 ore nel vino). Il copyright della denominazione è di Mauro Pagani, a cui l’ho propinata diverse volte. Mangio praticamente di tutto. Non potrei rinunciare ai salumi.
Le tue bevande preferite?
Vino, in particolare il cabernet del Collio. Sono rimasta friulana, anche se bevo volentieri il barbera dell’Oltrepò. Per me il vino è legato ad una tradizione popolare dello stare insieme. Sono molto lontana da certi atteggiamenti elitari, non mi va proprio il dover sentir parlare del vino 20 minuti prima di poter bere un bicchiere -spesso scarso – prima di tutto in quantità.
La musica o un libro che ti accompagna
Sto leggendo La banda degli invisibili di Fabio Bartolomei: una banda di arzilli pensionati, sciammannati come non mai… Non dico altro, un libro da leggere. Un libro che renderei obbligatorio è Sei come sei di Melania Mazzucco che parla con grande sensibilità di una figlia adolescente con due padri gay. Lo consiglio a tutti, in particolare a quelli che hanno ancora problemi di accettazione delle diversità. Ascolto sempre De André e fino allo sfinimento “Alleluja” di Leonard Cohen nella versione di Jeff Buckley. E i Rolling Stones, per me, da sempre il “richiamo della foresta”. Orgogliosa di essere stata al Circo Massimo a giugno di quest’anno: il miglior concerto della mia vita.
Un talento che hai, uno che ti manca
Un talento che ho in abbondanza è l’ostinazione. Quando so che “la causa è giusta” non mi fermo di fronte a niente e a nessuno. Quello che mi manca: sicuramente è la calma.
Cosa hai imparato dalla vita?
L’ottimismo quotidiano, e una massima ‘ricordati che tu sei la persona più importante della tua vita: abbine cura’. A partire da questo, un grande ottimismo – ereditato da mio padre – che mi ha permesso di affrontare anche momenti molto dolorosi della mia vita.
3 risposte a “Daniela, agitatrice culturale”
Elisabetta Menesello
Daniela è un vulcano in perenne eruzione, che non fa paura ma che ti incanta con le sue luci e i suoi sbotti,
che riconosci da lontano più di un faro nella nebbia pavese, che a volerla inventare, se non ci fosse stata, non si sarebbe riusciti a farla meglio.
maria teresa zanini
daniela…semplicemente daniela
Catia
sei una persona fantastica!!!