La tua storia in poche righe
Uh, non eccello molto nelle auto-descrizioni….dopo la laurea in Storia che mi è piaciuta assai ma di cui non ricordo granché sono di nuovo, all’età di 25 anni, uno studente, stavolta iscritto al master FLE (che significa francese come lingua straniera, serve per diventare un insegnante di francese per stranieri), la trovo una sintesi perfetta per coniugare grandi opportunità di viaggio e, certo, il lavoro. Ma stiamo a vedere cosa ci offre il futuro!
Sono proprio negli anni finali dello studio e al momento svolgo tutto online mentre insegno Francese ai soldati dell’esercito dell’Uganda (Africa dell’Est), attraverso un lavoro offerto dal Ministero degli Affari Esteri francese. Quando non lavoro, sono un appassionato di cinema, e di attività sportive all’aperto (subacquea, arrampicata, trekking) ed ancora letteratura classica per tutte le estrazioni sociali, assai avido per tutto quello che il nostro meraviglioso mondo può offrirmi, la sua infinità diversità di luoghi, cultura e, soprattutto, persone affascinanti.
Tu come viaggiatore: che mezzi, che luoghi e che necessità?
Qualsiasi mezzo, qualsiasi luogo e pochi bisogni fisici?
La città in cui vivo adesso, Jinja, Uganda, è la mia quarta ‘casa lontano da casa’ dopo un anno passato ad Oslo (Norvegia) a studiare, 10 mesi a Mosca e 6 mesi a Goa (India) a insegnare francese (in entrambe). Oltre questi lunghi soggiorni, ogni volta che la vita mi offre delle possibilità di viaggio (amici che vivono fuori, connessioni, eventi interessanti) le prendo. O, semplicemente, uso ogni momento libero per esplorare il nostro fantastico pianeta.
Come finanziare i miei tanti viaggi, che fino ad ora mi hanno portato a visitare oltre 45 paesi? E’ stato relativamente facile grazie a vie ‘alternative’ che esistono e funzionano.
Fare l’autostop da un posto all’altro, da un paese a tanti altri, usare ospitalità grazie a network come Couchsurfing, BeWelcome o Trustroots, ed ancora fare il volontario in progetti, scambiando cibo e accommodation con WorkAway o HelpX, ed ancora usando le miriadi di programmi di lavoro all’estero per cui si è eleggibili (e per i quali magari ognuno di noi non ne sa abbastanza) come Erasmus, European Voluntary Service, Working holiday Visa e molti altri ancora (dipende dal proprio paese di origine…). Non sono soltanto alcuni dei modi per viaggiare per me, sono proprio i migliori; hotel di lusso? Business Class? Non li scambierei per gli ospiti fantastici che ho incontrato e per gli incredibili guidatori che mi hanno raccolto in giro per il mondo o per le situazioni causali in cui mi sono imbattuto. Alcuni potrebbero obiettare che sfruttiamo i nostri ospiti e i guidatori, accettando il loro aiuto senza dare nulla in cambio; non c’è nulla di meno vero. Qualsiasi sia la ragione per cui decidono di fermare l’auto e caricare un autostoppista, oppure perché offrano la loro casa (curiosità, noia sulla strada, ricordi delle loro passate avventure), lo fanno genuinamente, la maggior parte delle volte affascinati da questo stile di vita, così differente dal loro.
Insieme con il tuo amico Loïc Phil, hai intrapreso un viaggio da Tolosa a Istanbul tre anni fa, attraversando i Balcani in autostop.
Oggi forse le cose sono cambiate molto e la prima domanda è: lo rifaresti? La seconda: qual è il tuo ruolo nel film che Loïc ha girato?
L’ho fatto ancora e lo farò presto di nuovo! Dopo il mio primo vero viaggio in autostop dalla mia città natale (Tolosa) a Oslo, Norvegia, nel gennaio 2012, ho fatto autostop ogni estate un po’ di più; lo stesso anno quel grande viaggio a Istanbul, l’estate successiva a Mosca attraverso Capo Nord, e nel 2014 Tolosa-Tokio, un’incredibile viaggio di dieci settimane attraverso l’Europa e l’intera lunghezza della Russia, dai confini ucraini all’Oceano Pacifico. L’anno scorso ho continuato lo stesso percorso già fatto con Loïc per aggiungerci le remote montagne della Georgia e la bellezza dell’Armenia. Dopo oltre 40.000 km in autostop e circa 500 guidatori, con centinaia di storie da ricordare e memorie infinite, non ho alcuna ragione per smettere, anzi potrei considerarmi in un certo senso un po’ dipendente…
Nel 2017 m’imbarcherò in un grande viaggio che ormai mi ronza da un po’ in testa, dalla Patagonia verso Nord, diretto in Alaska; tempo pianificato un anno.
Il mio contributo a quel film è stato minimo per non dire nullo, a parte impegnarsi a sembrare normale quando ero filmato e restare calmo mentre Loïc girava, lui ha in pratica fatto tutto da solo!
Che cosa è la felicità, partendo dalle tue esperienze personali?
Non vorrei sembrare troppo sdolcinato, ma la felicità per me è in tutti i momenti; quei preziosi istanti quando ridi senza motivo, quando sensi un completo senso di appartenenza al luogo dove ti trovi, e anche che non vorresti essere altrove.
Che incontri fai nella tua routine lavorativa?
La mia routine lavorativa quest’anno è davvero originale, mi occupo di 15 ufficiali dell’esercito dell’Uganda in una base militare, dove sono l’unica persona bianca in mezzo a centinaia di soldati africani. A parte il fatto che mi fanno il saluto militare dovunque mi incontrano, le discussioni più interessanti si svolgono ovviamente con i miei studenti, che vedo 20 ore a settimana per un periodo di nove mesi. Loro dovrebbero imparare il francese da me, ma io in realtà sto imparando qualcosa di nuovo ogni settimana, riguardo la loro cultura, la percezione (o la completa ignoranza) che hanno della mia, il loro linguaggio ed il modo in cui imparano e confondono il francese …E’ affascinante.
Qual è il traguardo raggiunto dopo diversi anni di insegnamento?
L’insegnamento ruota intorno all’idea di avanzamento…Ci sono poche cose più remuneranti di quella di vedere un tuo studente migliorare, essere capace di avere una vera conversazione nella sua nuova lingua, sentire che questo apprendista è anche lui contento dei suoi progressi; questo sentimento è anche più forte qui in Uganda, dove ho iniziato a insegnare da zero a questi soldati che mai hanno parlato francese prima e che, dopo quattro mesi, posso vedere migliorare e migliorare…
Una cosa bella capitata di recente?
Questo periodo in Uganda è anche la mia prima volta nell’Africa sub-sahariana; anche se l’eccitamento delle prime settimane è un po’ svanito, ogni giorno qui riserva sorprese e momenti bellissimi: un giro in motocicletta al tramonto nella savana, il sorriso di dozzine di bambini curiosi a lato della strada, i maestosi rimbombi del fiume Nilo…L’opportunità che mi è stata data di vivere in questo paese meraviglioso e poco conosciuto, è fantastica abbastanza.
Cosa ti da la tua città e viceversa?
Ho trascorso i miei primi sette anni di vita a Casablanca, in Marocco ma ho speso la maggior parte della mia vita nella meravigliosa Tolosa, città del sud-ovest della Francia. E’ lì che la mia famiglia – i miei genitori, mio fratello – e molti amici vivono ancora oggi. Questa città mi dona un posto che io chiamo casa, una città familiare dove mi sento sempre benvenuto e dove sono sempre felice di tornare.
Una tua passione culinaria?
Non posso sceglierne uno solo; vivere a Goa mi ha reso pazzo d’amore per l’appetitoso cibo indiano, ma non posso fare a meno di tornare con la mente alla cucina francese, terra di vino e di formaggi…
Vino o bevanda preferiti?
Dipende dal contesto. Apprezzo molto una birra belga forte (Triple Carmélite, Chimey Bleue, Chouffe) per un drink con gli amici, durante un buon pasto un grande rosso dalla Borgogna, insieme alla deliziosa carne rossa è puro paradiso.
La musica ed il libro con te ora?
Adesso leggo ‘Ada o l’Ardore’ di Nabakov, uno spesso romanzo dell’autore del capolavoro Lolita, scritto in inglese e tradotto in francese. Reso estremamente denso dalle innumerevoli citazioni a diverse opera d’arte, è ricco di giochi di parole nelle tre lingue che l’autore parla perfettamente (Francese, Inglese e Russo) e abbonda anche in digressioni che confondono: la lettura è decisamente una sfida!
Ma non si riesce a rimanere insensibili a questa scrittura meravigliosa, a queste incredibili metafore, e al lavoro di traduzione (supervisionato dall’autore stesso) per un libro così pieno di citazioni e dal linguaggio così giocoso che difficilmente immagini sia il frutto di una traduzione…
Come fai a vivere lentamente, se ti piace, in una città come la tua?
Bene, possiamo dire che vivere all’estero nello stesso posto per più di sei mesi è una definizione di viaggio lento, giusto? Ma affrontiamo la cosa: il mondo è grande e neanche una vita intera spesa nel tuo paese natale ti aiuterebbe a comprendere tutto di esso, lasciando fuori gli oltre 200 altri! Ad ogni modo, non mi definirei uno ‘lento’: mentre viaggio mi vivo il momento, quando arrivo da qualche parte mi riposo per un po’ ma so già che non durerà e mi metto a pensare per il futuro pianificando anno dopo anno, organizzandomi costantemente i prossimi viaggi e riflettendo sulle decisioni da prendere. Il mio futuro è incerto ma sono sicuro che finirò da qualche parte a stare, prima o poi, e la mia vita sarà quindi differente. Quel momento non è ancora giunto, aspetta e vedrai!
Un talento che hai, uno che ti manca?
Parlando di viaggi, quella che chiamo la mente avventurosa dei miei inizi, che ora ha meno importanza nelle mie decisioni: l’esperienza mi ha mostrato molte volte che (senza essere totalmente sconsiderati o pazzi) cose o posti giudicati loschi o pericolosi dai media che vendono paura (ciao ciao autostop/Asia Centrale) lo sono molto ma molto meno di quello che pensano le persone.
Mi piacerebbe avere più interesse o capacità in fotografare e filmare, dato che mi sento un po’ egoista quando amici o familiari, veramente interessati ai miei viaggi, vogliono immaginarsi meglio le mie avventure e io ho solo le parole ed i ricordi da donare. Forse un giorno!
Cosa hai imparato dalla vita sino a qui?
Cammina veloce!
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