Guen Murroni, Londra

 

La tua storia in 10 righe

 

Sono nata a Genova nel 1984.

Mi sono trasferita in Irlanda nel 1995. Ho perso la mia tintarella e sono diventata italo-irlandese.

Ho trovato un sacco di senso nelle parole.

Ed eccoci qui.

 

 

Tu come lettrice: che luoghi, che modi e che bisogni?

 

Leggo specialmente romanzi. Più o meno ovunque.

 

 

L’industria del cinema oggi è più ampia ed i confini di quelli che una volta si chiamavano generi (finzione o non, documentario) sono cambiati. E il media anche è cambiato per via del nuovo pubblico delle serie TV e dei film specificatamente creati per essere distribuiti sul web – quindi per dovunque e per nessun posto.

 

Cosa è successo in parallelo alla tua professione di sceneggiatrice e quali sono le contro-azioni che hai deciso di prendere, se ne hai sentito la necessità ad un certo punto?

 

Quello che succede agli scrittori oggi è che sono pagati finanche meno di prima.

 

Quello che chiami ‘cambiamento’ è un terreno scivoloso.

Io penso che alcune cose non siano cambiate abbastanza come avrebbero dovuto.

Sì, l’industria ha più accesso – ma questo non significa che il mercato non sia guidato da una gerarchia economica che è ancora molto difficile da scalare.

 

Il web garantisce accesso – questo è bene.

Tuttavia, questo accesso può essere facilmente tolto così come è stato facilmente dato.

Ancora una volta, questo vale per ogni sistema gerarchico.

Ecco perché trovo che questo accesso sia ‘fragile’.

 

Trovo ci sia ancora una fetta di produzioni cinematografiche indipendenti e fatte per l’audience più grande che faticano a raggiungerla. Non penso che il web sia abbastanza. Molti di questi film vengono visti solo dai professionisti del cinema o dai cinefili.

 

Concentrarsi localmente potrebbe essere fondamentale in questo senso, per organizzare una migliore fruizione di temi che si relazionano direttamente ad un territorio.

 

Quando si parla di cambi nel contenuto, anche se non c’è stata una maggiore consapevolezza, io penso che manchi ancora la diversità nei film. Questo dipende dagli scrittori stessi del pari. E’ lì che la diversità nasce.

 

Seguendo questo, ciò che mi è successo come scrittrice è che sto spingendo il mio lavoro personale oltre la politica e gli affari correnti – è un ‘qui ed ora’ specialmente per gli scrittori che vivono nel Regno Unito. Ognuno dotato di pensiero critico dovrebbe sedersi e scrivere ciò che vede. Se andrò ad usare questo ‘cambiamento’ e questo ‘accesso’, questa sarà definitivamente la mia direzione.

 

 

Ci puoi dire di più sullo script di ‘Food for Thought’, ad esempio come ti è stato chiesto e che libertà ti è stata data per la sua creazione? E, se possibile parlarne, quale sarà il prossimo?

 

Ho lavorato con il regista, Davide Gentile, su diversi progetti prima di questo. Mi ha chiamato per scrivere qualcosa basato sui dialoghi. Mi ha contattato, mi ha descritto il progetto e poi sono partita a scrivere!

La libertà è stata direttamente proporizonale al progetto stesso. ‘Food for Thought’ è un genere standard quindi la libertà creativa si genera a partire dalla direzione che uno prende in quel genere.

 

Dato che c’era estrema chiarezza circa ciò che serviva, ho scritto da sola con pochi ragguagli tra me e Davide, è andata bene così.

 

Mi sono concentrate sul carattere al massimo – scivolando sui micro dettagli. Aggiungere dei componenti di direzione di scena avrebbe aggiunto aspetti al comportamento del personaggio.

Davide ha un buon senso rispetto a cosa fare con sfx (effetti), quindi li ha aggiunti alla scrittura per creare anche l’atmosfera.

Io gli ho presentato un sound designer, Enos Desjrdins, un grande, perché abbiamo potuto parlare del progetto prima di girare.

Molte persone dimenticano che la post produzione è come scrivere. E’ fondamentale tenerne conto quando si scrive un film. Rimbalzare tutte le parti creative che collaborano aiuta tantissimo la direzione di qualsiasi progetto.

 

I miei prossimi, due, progetti, sono i miei film – due corti di cui sono regista. Uno di questi è Screen Craft Short Film Production Fund Semi-Finalist (gennaio 2016) e l’altro porta in scena due nuovi attori inglesi che saranno di successo – sono molto felice.

Si spera che questi due progetti mi aiuteranno finalmente a muovermi verso i lungometraggi.

 

 

A parte ciò che accade nella tua professione, che posto ha la scrittura creativa ed auto-commissionata (o dovrebbe avere) nella tua vita private e domestica?

 

Non ho tempo di separare le due, ancora.

L’unica differenza nella mia scrittura adesso e quando è commissionata o quando non lo è.

Di solito quando è commissionata, è diretta dal gusto di qualcun altro.

Il mio lavoro non commissionato è molto interlacciato con il personale e con esperienze e visioni private – ma è certo sempre professionale.

 

 

Scrivi anche narrative o poesia?

 

Ho finito la prima bozza di un romanzo – un sacco di lavoro ancora da fare!
 

Come è difficile iniziare e portare avanti un’attività così intensa come la tua nella tua città?

 

Ardua come lo è pagare l’affitto.

 

 

Cosa ti da la tua città e cosa tu dai a lei?

 

Londra mi da un sacco di dolore al momento. Cerco di buttarlo indietro in qualcosa di produttivo.

 

 

Che incontri fai quando lavori?

 

Dato che faccio anche la produttrice, non ho veramente mai una routine.

Se sono sul set – incontro la vita di set. Quindi nessun’altra!

Se scrivo, cerco di andare in un angolo della mia testa.

Se dobbiamo parlare di vita di tutti i giorni, attraggo prevalentemente pazzia….quindi mi prendo il pazzo del giorno e poi torno a scrivere.

 

 

Il traguardo più importante dopo tutti questi anni di sceneggiatura?

 

Lo saprò quando ci sarò arrivata.

 

 

Una cosa bella capitata di recente?

 

Diventare parte delle Sisters Uncut (una rete contro la violenza di genere). Iniziare a pensare al cambiamento come movimento di massa.

 

 

La tua passione culinaria?

 

Avere persone che cucinano per me.

 

 

Il tuo drink preferito?

 

Dipende

Socialmente, oscillo tra vino, stout e un gin&tonic decente.

Il whisky solo quando è veramente buono.

Ma l’acqua vince sempre.

 

 

La musica ed il libro con te in questo momento? E dove sono?

 

Leggo Catch 22 (di Joseph Heller), è nella mia borsa adesso.

Musica: dal mio telefono adesso ascolto “Hollywood Swinging” di Kool and the Gang.

 

 

In che modo cerchi di vivere lentamente, se ti piace farlo, in una città come la tua?

 

Niente telefono, niente internet. Nessuno che parli troppo accanto a me o che usi la parola ‘fantastico’

 

 

Un talento che hai, uno che ti manca?

 

Non riesco veramente a localizzare ancora quale sia il mio talento.

Forse lo humour…forse la vulnerabilità emozionale.

Ma sicuramente mi sfugge un certo senso a volte.

 

 

Cosa hai imparato dalla vita sinora?

 

E’ buona per ballare.

 

 

– – –

 

Food for Thought ha vinto come miglior film italiano di regista under 40 al Circuito ILOVEGAI. Non abbiamo pensato fosse fantastico prima ancora di vederlo. E prima ancora di sapere che avrebbe vinto abbiamo realizzato quest’intervista all’autrice della sceneggiatura. Intervisteremo presto, nei prossimi numeri, anche il regista Davide Gentile.

 

Il ritratto di Guen in copertina è di Shannon Ghannam

 

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