La tua storia in 10 righe: anche se hai solo 17 anni, avrai la tua storia!
Diciotto, da poco!! La mia storia, per ora, è abbastanza semplice. Mamma insegnante, babbo funzionario al Comune di Pisa, bella sorella quasi sedicenne (ahimè molto più alta di me) e adorabile fratellino. Nasco a Pontedera e vivo a Capannoli. A quattro anni io, mamma e “babbo” e “Checca” ci trasferiamo a Bientina, dove vivono i nonni materni. A 10 nasce Pierpaolo, il mio bellissimo e dolcissimo birbante. Mi ricordo ancora quando l’ecografo ci disse che sarebbe stato un maschietto. Sin da piccola si capisce che la matematica non sarà mai il mio mestiere e mi butto su temini e poesiole, frequento le medie a Bientina e ora il liceo linguistico a Pontedera. Studio spagnolo, inglese e francese e da quando avevo dodici anni d’estate abbandono i miei (grazie a loro!) per qualche settimana per girare un po’, soprattutto in Spagna. Tutto qui, niente di che…flauto, scout, stage b2 di spagnolo,
Che tipi di incontri fai durante i tuoi giorni e come è nata la storia che hai narrato?
I miei incontri, considerato l’età, sono perlopiù subordinati alla scuola o alle esperienze estive. La mia storia (Odore di Sogni, il racconto vincitore del Premio Letterario Internazionale Campiello Giovani 2014) è nata dal desiderio di raccontare le emozioni e i sentimenti di alcuni ragazzi Saharawi che ho conosciuto durante un periodo di volontariato propostoci proprio dal mio liceo. Il mio compito era quello di aiutare volontari più ferrati di me nell’accoglienza di un gruppo di bambini Saharawi venuti in Italia soprattutto per dei controlli sanitari. Facendo questo ho conosciuto ovviamente molti ragazzi ormai adulti che nel loro percorso di vita sono stati accolti dall’Italia proprio a causa di particolari problemi di salute. Ispirandomi ai loro racconti, e in particolare alla storia di una donna che a soli 17 anni ha scelto l’Italia come sua patria, ho “dipinto” la mia protagonista. Il mio non voleva essere solo un racconto di immigrazione: voleva essere un racconto che parla di un popolo -quello Saharawi- praticamente quasi abbandonato dal mondo, e un racconto che parla di un’esperienza femminile. Come ho già detto più volte il Il mio era l’intento, da ragazza italiana in procinto di fare le sue “scelte di vita”, di raccontare le coraggiose “scelte di vita” di una ragazza africana, musulmana, Saharawi.
Cosa fa la società per te?
Mi manda a scuola! E, per quanto piccolo il paese in cui vivo, mi dà stimoli per crescere, maturare, incuriosirmi, trovare la mia strada! Sicuramente per i giovani potrebbe fare di più ma non mi lamento, e poi sta anche a noi giovani sapersi andare a cercare le occasioni e gli stimoli per crescere. Io mi ritengo una ragazza molto fortunata, la mia vita per ora è andata a gonfie vele, tutte le esperienze sono tasselli indispensabili per costruire la persona che voglio essere.
Cosa fai tu per la tua società?
Oltre ad essere me stessa? Volontariato quando posso, catechismo in parrocchia. Vorrei appena possibile entrare nei donatori di sangue e spero di contribuire meglio in futuro con quello che saprò essere capace di fare.
Una cosa bella che ti è capitata di recente, oltre ad aver vinto il Campiello Giovani?
Sinceramente il premio Campiello, ora come ora, oscura tutto il resto fino a renderlo un ricordo offuscato e un po’ opaco. L’esperienza vacanza-studio in Inghilterra l’estate scorsa è stata particolarmente divertente e formativa anche perché il primo viaggio che ho fatto completamente da sola, maggiorenne, vivendo del tutto responsabilmente la mia indipendenza.
Una passione culinaria?
La CUCINA in generale è una passione. Sia starci dentro a decorare cupcakes multi-piani sia stare sulla porta con la forchetta in mano ad aspettare di rubare il primo boccone di carbonara.
Che vino/bevanda?
Quasi sempre acqua, liscissima.
La musica o un libro che ti accompagna
Musica Ligabue. Libri ce ne sono tantissimi, ultimamente sto citando molto Margaret Mazzantini – Venuto al mondo – sto diventando monotona.
Un talento che hai, uno che ti manca
Un talento, penso di aver capito, scrivere. Uno che mi manca… oltre a non saper nemmeno leggere tutto ciò che è matematico-scientifico? Boh, ce ne saranno tantissimi. Il primo che mi viene in mente è che sono troppo chiacchierona ma forse il mio più grande talento e contemporaneamente talento mancato è la mia schiettezza e sfacciatezza-sfacciataggine. Non è tanto coraggio né spontaneità, è piuttosto che non riesco a non dire quello che penso e a mostrare come sono. A volte può far bene, altre volte è una capacità che dovrei imparare un po’ a “frenare”.
Quali sono i tuoi metodi per vivere lentamente?
Non ho modi perché non vivo lentamente. Anzi, sono molto pigra ma, forse proprio per questo, vivo molto agitatamente. Faccio liste, metto post-it ovunque che poi ovviamente perdo. Ho da sempre questa immensa capacità di occuparmi ogni singolo momento della giornata! E se poi ho proprio un momento libero… mangio.
Cosa hai imparato sin qui dalla vita?
Che sono meglio i rimorsi dei rimpianti. Va vissuta, tutta, fino in fondo, più che si può. Per questo scrivo.