Stefano, Pidgin Edizioni

La tua vita in poche righe, proprio da dove inizia e fino ad oggi.

Ho studiato lingua e letteratura giapponese e inglese, ho studiato disegno, ho suonato noise, ho vissuto brevemente in Giappone, ho iniziato a lavorare come traduttore, sia di roba noiosa in inglese sia di serie animate giapponesi, poi ho deciso di far convergere tutte le mie esperienze in un progetto editoriale, chiamandolo Pidgin Edizioni.


Pidgin e Napoli: apparentemente nessuna relazione….tuttavia è la città dove tutto nasce. Raccontaci di più.

Sarò forse io che cerco simbolismi ovunque, ma credo che Napoli incarni un po’ tutti gli elementi caratteristici di Pidgin Edizioni: la multiculturalità, la vita di strada, i colpi alla pancia tanto per la bellezza quanto per la violenza, il surreale e il grottesco nel suo sincretismo, il senso di angoscia per la consapevolezza che, in un momento qualsiasi, la terra possa esploderti sotto i piedi. Ma non mi sembra poi così forzato dire che tutte queste sensazioni che cerco nei libri da pubblicare siano in qualche modo le stesse che mi trasmette la mia città, alla quale mi sento profondamente legato.


Pidgin ti vede impegnato su tutti i fronti: dalla scelta dei romanzi, all’illustrazione di copertina che per te è ugualmente cruciale quanto il romanzo stesso, fino all’adattamento e alle traduzioni che sono l’altra metà del cielo considerando che pubblicate il 99% di narrativa straniera.

Che ruolo tra questi prediligi?

Come dividi le tue giornate che immagino infinite? Come ricarichi la ‘spina’ letteraria delle tue ispirazioni?

Tra i vari compiti, il lavoro di traduzione è sicuramente quello che prediligo. Però devo ammettere che anche la fase di impaginazione dei libri mi piace parecchio perché è un lavoro completamente diverso dalla traduzione e, in quanto tale, mi offre una piacevole variazione: è più schematico e, in un certo senso, più automatico. Laddove invece la traduzione è un continuo, tortuoso e interminabile labirinto che richiede costantemente il 100% dell’attenzione.

Confermo che le mie giornate sembrano sempre infinite. Sono costretto a un sistema di promemoria e di razionalizzazione delle giornate, che devo dividere tra traduzione, lavori di traduzione esterni, post social, moderazione del dizionario online Slengo, illustrazioni e, infine, lettura. Ricaricare la spina letteraria è diventato più difficile, ma sicuramente leggere opere edite (straniere o italiane) che trovo stimolanti per la loro innovatività ha un effetto rinvigorente.

Infine, aggiungo che da quest’anno in poi il rapporto tra narrativa italiana e straniera si assesterà pressappoco sul 50/50.


Tradurrai in inglese anche i libri italiani?

Non io direttamente, ma spero che presto arriveranno i primi interessamenti di editori stranieri per i libri italiani di Pidgin Edizioni. Sono certo che prima o poi taglieremo questo traguardo.


Prossimo volume in pubblicazione e come l’hai scelto?

Il prossimo libro sarà ‘’Stanotte sono un’altra” di Chelsea Hodson, una raccolta di personal essay con cui l’autrice, raccontando esperienze autobiografiche, riesce a toccare in maniera poetica delle corde universali su tematiche come l’identità e il controllo subito dagli altri. La scelta è avvenuta per due motivi: già da un po’ con la scrittrice Sara Verdecchia avevamo cominciato a lavorare su questo genere di non-fiction (chiamandola in italiano “saggi lirici” o “saggi narrativi”) per pubblicarne opere prima sulla nostra rivista online SPLIT e poi anche in una collana dedicata, e questa opera in particolare è sia un esemplare meraviglioso di questo genere di scrittura sia molto in linea col tono generale di Pidgin Edizioni; il secondo motivo è che Chelsea, Sara e io siamo tuttə legatə da un’amicizia in comune, l’editore americano Giancarlo DiTrapano (Tyrant Books e DiTrapano Books), che ormai viveva a Napoli e che ci ha lasciatə nel marzo 2021, e quindi pubblicare in Italia questo libro (che tra l’altro lui stesso mi aveva caldamente consigliato) ci sembrava anche un bel modo di commemorarlo.


Il rapporto dei lettori Millennials con i social: puoi raccontarcelo dal lato della tua personale esperienza?

I social permettono a piccole realtà editoriali di accedere a una visibilità da cui sarebbero altrimenti escluse dato che lo spazio sui media “tradizionali” è limitatissimo e altamente monopolizzato da pochi grossi editori. Non sono una persona molto social, ma anche nel piccolo della mia attività ho avuto la fortuna che tramite diverse piattaforme si creasse una piccola cerchia di appassionatə (specialmente Millennial e Gen Z) che è una delle principali colonne di sostegno di Pidgin Edizioni.


Moltissimi scrittori che pubblichi non amano rivelare il dato biografico, a partire dal loro anno di nascita. Sono tutti invariabilmente molto giovani. Ne parlammo qualche mese fa al tuo stand, ad una delle prime fiere locali ripartite dopo il secondo lockdown. Eppure sono selezionati soprattutto a partire dalla loro biografia e dal loro momentum

La selezione non parte dal dato biografico, ma la vita delle scrittrici e degli scrittori è così tanto presente in ciò che scrivono che è inevitabile che alla fine io, che ho in mente un certo tipo di letteratura molto attuale e spesso vissuta, per così dire, sulla strada, finisca spesso per selezionare opere scritte da persone della mia generazione.


Te come lettore: luoghi, situazioni, momenti del giorno o della notte preferiti

Quando non fa né troppo caldo né troppo freddo: di mattina su una sdraio sul balcone con il sole; quando fa troppo caldo o troppo freddo: di sera in soggiorno sul divano.


Un libro e una canzone che in questo momento porteresti con te a costo di avere solo loro

Un libro: “Lo squalificato”, di Dazai Osamu

Una canzone: “New Martini”, dei Karate


Dove ti vedi tra dieci anni e cosa hai imparato sin qui dalla vita?

È una risposta scontata, ma la vita mi ha insegnato che in dieci anni può cambiare tutto, e che cambierà tutto. Andando indietro con la memoria, penso che in nessun momento della mia vita sono mai stato in grado di indovinare quel che sarei stato dieci anni dopo, ma neanche lontanamente. Magari tra dieci anni sarò un premio Nobel per la fisica; oppure, più probabilmente, vivrò sotto un ponte.

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