Coloro che attaccano la lettura, o meglio, coloro che attaccano i lettori per quello che considerano un intrattenimento egocentrico ed egoriferito basano la loro accusa sulla percezione che agli occhi degli aggressori la lettura allontana i lettori dal mondo. Li allontana dalle altre persone. Permette loro di indulgere nella fantasia e nella finzione. Fornisce loro un alibi per non prendere parte agli affari della comunità. In effetti come ogni vero lettore sa, la lettura fa esattamente il contrario. La lettura ci fa sbattere il naso contro la realtà, apre porte e finestre su tutto ciò che è umano. Si rifiuta di permetterci di distogliere lo sguardo dalle cose più terribili e meravigliose che accadono nel mondo. Soprattutto, ci lega ad ogni altro lettore, vicino o lontano, contemporaneo o di un lontano passato o di un futuro in attesa. Quando leggiamo, ovunque siamo, entriamo in una comunità di lettori iniziata migliaia di anni fa in un deserto lontano, una comunità che non scomparirà finché non scomparirà l’ultimo essere umano, e potrebbe accadere prima di quanto pensiamo se continuiamo con il nostro comportamento aberrante. Ma nella maggior parte delle società è difficile superare il pregiudizio contro l’atto intellettuale, e la paura di ciò che fa un lettore nel santuario segreto della pagina.
I lettori sono spesso derisi, esclusi, mentre il cittadino consumatore è di gran lunga preferito al cittadino lettore perché anche se la lettura è essenzialmente individuale porta quasi sempre al desiderio di condividere le proprie impressioni e passioni, i propri amori e le proprie antipatie, per stringere legami con altri lettori.
Alberto Manguel, direttore di Espaço Atlântida, Centro di Ricerca sulla Storia della Lettura a Lisbona .
Il testo è apparso nella pagina delle opinioni su La Repubblica nell’ottobre 2023