Charlotte Testu, musicista, Parigi

 

La tua vita in poche righe fino ad ora con un pizzico di indizi su cosa ha condotto le tue passioni, sin dalla tenera infanzia, verso la musica

Mio padre è un clarinettista e all’età di cinque anni ho iniziato a studiare piano e violoncello.

Lui era parecchio nella musica antica e barocca e più tardi sarebbe diventato il direttore di un conservatorio. Mia madre no. 

Io ero davvero felice di partecipare a qualsiasi forma di concerto e sin da piccola ne ho ascoltati tanti, mi è sempre piaciuta anche la danza contemporanea che ho frequentato sia da spettatrice che da ballerina per quattro anni. La adoro ancora. Anche ai tempi quando da bambina suonavo il piano, dicevo a tutti che all’università avrei voluto iscrivermi a medicina. E che non sarei mai diventata una musicista. Nei miei primi studi al conservatorio una volta venne un contrabbassista a fare un seminario sullo strumento e in particolare sull’improvvisazione, si chiamava Claude Tchamitchian. Il conservatorio che frequentavo all’epoca era quello della mia piccola città, in Provenza,  Nieul giusto accanto a La Rochelle: ho vissuto lì fino ai 15 anni, quando poi mi sono trasferita a Parigi.

 

 

La Rochelle, uno dei posti di cui scrive spesso Marguerite Duras

La adoro, non lo sapevo!

Quando Tchamitchian venne per quel seminario, io rimasi totalmente rapita – dallo strumento, dal suono e, certo, dal musicista. Non era conveniente studiare contrabbasso a Nieul così continuai con pianoforte e violoncello. Più tardi ebbi un secondo incontro, dirimente, con lo strumento stavolta grazie a Joelle Leon, attualmente settantenne, che ha sviluppato un incredibile repertorio ed è una grande militante dell’improvvisazione (ed anche del femminismo!): questa seconda occasione fu abbastanza perché io mi trasferissi a Parigi per immergermi nell’amore tardivo per il contrabbasso, anche se non lasciai il piano.

 

 

Parlo da amatrice e non certo sono una ‘ascoltatrice professionista’, ma penso che il contrabbasso sia un po’ l’ossimoro della classica e della contemporanea. E’ il più grande dell’orchestra ed è così difficile da essere suonato da solista ma al contempo è il più versatile. Non solo per l’improvvisazione…

Hai recentemente scelto di cimentarti in un concerto da solista per contrabbasso ‘elettronico’ eseguendo un programma scritto solo da giovani autori (di cui ne abbiamo già intervistato uno, Aurélio Edler-Copes) alla #BiennaleMusica2018, #CrossingTheAtlantic.

L’elettronica è la tua direzione principale o preferita?

Uso il contrabbasso in ogni direzione: sono sempre curiosa di vivere le più diverse esperienze. Quando sono sulla dimensione elettronica, che di certo è assai differente da quella acustica, sono interessata maggiormente ad esplorare l’estensione di questo strumento. E’ anche, forse, parte di un percorso generazionale ed è qualcosa che possiamo fare con la ricerca attuale ma è anche parte di un repertorio già solido nella storia della musica contemporanea. Va però detto che l’uso dell’elettronica richiede un sacco di strumenti e molti tecnici estremamente competenti – e che i pezzi non hanno mai vita lunga. 

Siamo fortunati, in Francia, ad avere centri di creazione per questo tipo di musica.

 

 

Cosa mi dici della possibile circolazione di questo tipo di musica ‘aumentata’ in posti non canonici per la musica, ad esempio nei club?

Spesso la complessità tecnica rende tutto questo impossibile ma per esempio il pezzo composto da Aurelio contiene questo tipo di riflessioni perché la prima parte – che viene suonata solo da due contrabbassi amplificati – di fatto la consente in ogni dove, in pratica ovunque. Con il mio sistema di pedali è molto facile da eseguire. Questa composizione, certo, è fatta per essere eseguita in situ in posti non per forza deputati alla musica classica.

 

 

Aurelio, e anche Francesca (Verunelli, 1979, ndr), l’autrice di un altro dei pezzi che hai eseguito in prima assoluta, sono veramente ‘leggibili’ come studenti della stessa istituzione che è diciamo cruciale per questo tipo di musica (IRCAM). Il pezzo di Francesca finisce in maniera differente grazie alla versatilità di un timbro diverso dall’altro, e il suo finale è veramente particolare. E’ molto difficile immaginare la maniera in cui hanno scritto i loro pezzi di modo che tu li suonassi in maniera così perfetta…

Sono d’accordo con te, gli approcci sono assai differenti ad esempio nel modo in cui il contrabbasso è elettronico o viceversa quando il processo è più meccanico od automatico. Ecco perché ho lavorato molto davvero con ogni compositore per trovare il suono giusto capace di incontrare il livello sinusoidale narrato. Ci sono parti in cui il suono che devo eseguire è descritto precisamente. Altre in cui io ho ‘misure’ per costruirlo.

 

 

Cosa pensi di donare a Parigi e cosa pensi di ricevere in cambio?

Sono felice di essere generosa con la mia città e al momento la situazione con i migranti è davvero dolorosa. E’ qualcosa che mi affligge molto, per questo sento di dover contribuire un po’. Quel che trovo terribile è l’ignoranza della gente e quindi cerco di intervenire sulla coscienza e sull’argomento, parlando, rispettando cercando di cambiare il tipo di interazioni ed altre cose simili – non si tratta solo di donare cibo o altri aiuti materiali…

 

 

Dove ti vedi tra dieci anni?

Ahh! In un luogo di felicità! Spero tanto e spero soprattutto di vivere nuove avventure musicali ma circa il posto spero di essere dove sono. E spero di scoprire sempre di più, quel che desidero è continuare ad essere curiosa come sono.

 

 

Mi sembri anche in una buona relazione con la poesia…

Ho condotto diversi progetti con attori e poeti, specialmente con poetesse alla Maison de la Poesie di Parigi con strumenti a corda (contrabbasso e violino). Ho amato molto anche un progetto con un’altra poetessa, questa volta tedesca ed ebrea, scampata all’Olocausto: Nelly Sachs (The Enigma of the Fire). 

Ho di recente lavorato anche con un compositore, Jacques Rebotier la cui ricerca si fonda sul linguaggio e su come la parola stessa possa diventare musica.

 

 

Leggi anche poesie?

Sì, da ultimo sono rimasta davvero molto impressionata da quelle di Nelly Sachs

 

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Per scoprire di più su Charlotte e sul suo calendario di performance (lingua francese): https://www.charlottetestu.net/

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