A New York ho scomposto il profumo dei sogni. Alla base della nuca, all’attaccatura dei capelli, in questo ordine: un lieve afrore di carbone urbano, piccoli grani di curry, sale grosso di mare, cannella, zenzero e zucchero a velo vanigliato. Sì, più di tutto un profumo dolce. Persistente e delicato insieme. Inequivocabile.
Qui tra le pagine di Slow Words coltiviamo tutti i sogni, quelli così ben accuditi che si sente da lontano che sono tanto desiderati. E che desiderano essere scoperti, amati. Un po’ cercati.
Quest’intervista è diversa dalle altre perché Galen – insieme il soggetto ed il produttore di un sogno collettivo (One Dollar Stories) – mi ha permesso di leggere attraverso di lui in molte maniere e una di esse è speciale.
Ho infatti accompagnato per 20 giorni i miei viaggi nella sua città d’elezione con le sue One Dollar Stories, una per ogni viaggio in metro se lungo o una ogni due giorni se solo da Brooklyn a Downtown o prima della 50ma.
Ne ho comprate 10, mixando tra quelle scritte da lui (Up for Grabs, One Day Stand, Two Dollar Dances, On Leave, Apple Juice, Miami Advice) e quelle di altri scrittori che ha selezionato (Josh di Christina Drill, Francine di Sonia Beyda, Dogs of the City di Sarahana Shresta, It’s Impossible for Me to Make Imaginary Love to You, Because Even When I beat Off It Seems Too Good to Be True di Seneca Garcia, Another Doughnut Story di Peter Cavanaugh quest’ultima in un formato più grande delle altre, che stanno tutte in una tasca dei jeans).
Ne leggi una in un viaggio lungo in metro oppure una ogni due giorni se i tuoi spostamenti sono brevi, diciamo da/verso Brooklyn-Manhattan parecchio sotto la 50ma.
Cominciamo come sempre, dalla tua vita in poche righe se possibile dalla tua infanzia
Oh, certo. Ho 31 anni. Sono nato a Indianapolis, Indiana. Poi mi sono spostato circa 30 miglia a sud dai miei genitori, a Franklin. Ho un fratello di due anni e mezzo più giovane che si chiama Tyler.
Mi sono trasferito a New York quando avevo 18 anni e a quella età già facevo skateboard, leggevo e scrivevo. Volevo venire a NYC proprio per lo skate e la letteratura: mi sono iscritto alla New York University dove ho studiato inglese e scrittura creativa, i corsi erano buoni. Mi sono fatto molti amici con lo skate, sono rimasto dopo la laurea. Mi sono rotto le ginocchia più o meno sei anni fa e sono dovuto ritornare in Indiana per l’operazione. L’ho fatta, sono stato meglio e ho pensato di tornare qui di nuovo. L’ho fatto. E quando sono ritornato vivevo nel Queens poi mi sono dovuto spostare e ho trovato questo appartamento a Chinatown due anni e mezzo fa. E’ piccolo e silenzioso, mi piace e penso di restarci per un po’.
Quanti amici skater scrivono e leggono come te? Intendo, persone con la tua stessa grande passione…
Sì…alcuni. Forse, penso, gli skater non vengono considerati assai intelligenti in generale, ma questo è un preconcetto, davvero, pensare che siano stupidi o cosa. Invece, noi siamo intelligenti, con un sacco di sense of humour, pronti a intraprendere un viaggio che non sappiamo dove va a finire.
Video e fotografia sullo skate abbondano ma credo la documentazione scritta su questo soggetto sia carente e poco rappresentata. C’è tanto di più da dire e quindi io volevo fare una sorta di fiction erotica dello skate, che è poi il genere letterario che ancora mi interessa. E’ una sorta di mix tra fare skate e innamorarsi.
Quando fai skate in strada ti senti molto in queste situazioni, fendi texture assai differenti: sei incredibilmente esposto alla città in maniera diretta. E’ dove io gravito: scrivendo ogni genre di storie ma soprattutto questo genere – skate e innamoramenti.
Romanzi erotici di skateboard.
Ci racconti di più della tua casa editrice One Dollar Stories, in forma di fanzine?
Come scegli i soggetti da pubblicare? Come distribuisci la diversità di temi – ad esempio hai il genere erotico, quello politico, insieme a molti altri? E’ perché sei tu stesso molto eterogeneo o è per via che ti innamori di tante storie differenti che ti sottopongono per una pubblicazione? E, infine, come distribuite i singoli libri?
Beh entrambi, Sì quando leggo una proposta di pubblicazione so abbastanza subito e bene se la voglio mentre la leggo, magari potrei suggerire un editing se ho specifiche idee ma posso benissimo prenderla così com’è. Non riceviamo così tante proposte tuttavia ne riceviamo ancora qualcuna. E non le seleziono tutte. Talvolta cerco qualche autore e abbiamo anche più di un autore che ha già pubblicato più storie.
(quest’intervista si svolge a cena come suggerito da Galen e stiamo mangiando in un deli scelto da lui di proprietà di bengalesi musulmani, a turno i camerieri vanno giù a pregare, vicino alle toilette, il menù è vario ma entrambi scegliamo i noodles saltati con l’insalata e Galen ci aggiunge le salse mentre io no)
Oh wow, questo deli è fantastico. Buon appetito
Ho già mangiato maiale e falafel prima da un’altre parte ma, qui, da quando li ho scoperti, mangio sempre i Bengal Noodles. E talvolta chiedo dei panini al pollo piccante da portare via.
Grazie.
Capisci ‘buon appetito’?
Non parlo italiano veramente ma ho studiato francese e quindi sì, capisco. Faccio sempre attenzione alle parole e qualche volta bevo Peroni!
Io non più, altrimenti mi sento male. Digerisco meglio il vino della birra e comunque, se birra deve essere, per me è solo IPA. Quanti titoli stampi all’anno?
Quanti riesco e quanti penso sia giusto.
Non ho una regola, che è carino; se però voglio conservare tutto il catalogo pronto in stampe che è quel che normalmente faccio, più storie stampo più devo tenerne stampate. Peraltro la mia stampante adesso non funziona molto bene…
Stampi tutti i tuoi librini da solo?
Ho uno stagista che si chiama Joel che mi aiuta parecchio. Al computer io sono davvero basic. Joel ha trovato una app gratuita che si chiama Scribes che formatta i racconti. Avevo prima un altro partner che lavorava con me, Robert Norman, che ha anche scritto due storie e portato il formato a 14-28. Ci siamo persi di vista ma Joel, che fa skate con me, un giorno mi dice ‘vuoi uno stagista non pagato?’. Io rispondo ‘certo, sì!’ Ora abbiamo tre nuovi racconti in pubblicazione, formattati di fresco. Il terzo dei tre è mio, si intitola Charm City. L’ho letto ad un art salon di recente ed è un pezzo (non un romanzo) su me stesso. L’ho letto di fronte a un footage video e i partecipanti facevano degli schizzi al momento. Sarà il primo racconto della collana ad avere illustrazioni. Sono sia reali (la maggior parte ritratti di me mentre lo leggevo) che astratti. Mi piace la combinazione dei due tipi. (finisci di leggere questa intervista e riceverai un invito al prossimo party di One Dollar Story che include anche Charm City e si tiene a Miami questa settimana…)
Che relazione hai con i lettori, quando leggi i tuoi pezzi? Preferisci i commenti di persona, occhi con occhi oppure i feedback mediati dai social?
Sono più o meno un introverso e un tranquillo quindi preferisco in genere il silenzio come stato generale nella mia vita. Ma dato che vivo e vendo racconti, la mia relazione con i lettori è quella dove entrambi ci diamo una mano, spesso quindi me ne vado in giro e parlo con le persone. E’ bello quando poi piacciono le storie, fa stare bene anche me.
Faccio un sacco di vendite dirette, a mano: ho sempre con me dovunque vada un sacco di One Dollar Story ficcate in borsa. Quindi, come vedi, ho sempre un sacco di interazione personale.
Ogni volta che pubblichiamo un nuovo racconto, abbiamo una premiere e allo stesso modo faccio un party ogni volta che faccio un nuovo video. Beviamo un sacco, ci divertiamo e di solito funziona: un sacco di persone vengono, sia quelli che non vedo di frequente che quelli che vedo ma incontro anche nuove persone.
Come ti piace di più presentare un nuovo video, per esempio? E i reading preferiti?
Ogni volta che faccio nuovi video mi piace presentarli ad un bar che si chiama Beverlys (21 Essex St sopra Canal St) – due isolati da dove vivo, sono amico dei manager. Lo conosci?
Ho fatto circa 30 video e ne ho presentati in anteprima 10 al Beverlys. Hanno uno schermo all’inizio e uno alla fine del bar.
C’è sempre un posto diverso dove leggo i nuovi racconti. Per esempio tre di fila sono stati presentati, insieme a nuovi video, al negozio The Good Company.
I miei video mischiano storie di skate come fanno i mie racconti, del resto.
Utilizzo lo skate come una possibilità per introdurre le persone a cose diverse ma anche a One Dollar Story quindi quando presento i nuovi video insieme ai nuovi racconti raggiungo lo scopo di una vasta platea e di una buona promozione incrociata.
Gli skater sono molto interessati alla lettura e alla scrittura, cercano sempre modi economici per uscire e in generale non amano pagare molto per nessuna cosa, quindi un dollaro è il prezzo più economico a cui vendere qualsiasi cosa.
Qual è l’orizzonte economico per ogni tua pubblicazione di un dollaro? Immagino tu debba vendere parecchio per ripagarti…
Sì, è vero. Certi hanno suggerito di aumentare il prezzo dato che vedono il valore, senza prezzo davvero, delle storie ma poi io non sarei più conveniente e non è quello che voglio.
Per ogni racconto di un dollaro venduto, 34 centesimi vanno all’autore, 33 al venditore, 33 verso i costi di produzione. Ad oggi, riusciamo a coprirli e ognuno fa soldi. Vendiamo circa 1000 copie l’anno. Non ho certo registri ufficiali, vado periodicamente a controllare nei punti vendita se si sono venduti. Cresciamo ma ci vogliono tanti sforzi…
Di solito mi occorre una notte per stampare, una notte per tagliare e pinzare, un’altra per rilegare.
Normalmente è una routine di una persona (me) ma adesso ho questo stagista, Joel, che mi aiuta sia con la grafica che con la stampa, ed è meglio.
Avevamo una casa editrice simile in Italia, alcuni anni fa. Si chiamava Edizioni Millelire realizzata da Stampa Alternativa….
Se ti va di dare un’occhiata, di recente l’editore ha regalato tutte le edizioni online qui in download gratuito .
Tanti anni fa io così ebbi occasione di leggere saggi meravigliosi e anche piccoli racconti. Ancora ne conservo qualcuno dopo oltre 20 anni…Ad esempio uno sulla letteratura erotica, Bataille ed altri autori.
Mi piace molto la relazione libro molto economico/formato erotico…
A me l’idea è venuta vedendo iTunes che vendeva canzoni per 99 cent e ho pensato che One Dollar Story potesse essere la sua versione ‘letteraria’.
Da quando sono negli States, ho avuto il privilegio di imbarcarmi in avventure culturali così speciali e di ogni genere, incluso un live di un autore che amo (il dj e scrittore Paul D Miller aka Dj Spooky, che l’altro giorno ha fatto una nuova performance del suo Re-Birth of the Nation). Ogni dove ho notato che la divisione razziale è ancora una così grave urgenza qui…
Pensa un po’, io ancora mi ricordo come fosse ieri il giorno delle elezioni. Non avevo più marijuana e chiamavo il mio pusher ma non rispondeva. Guardavo i risultati elettorali su jezebel.com e non erano buoni. Mi sono bevuto delle birre, ma niente erba. Ho addirittura pensato, ad un dato punto, che tutto questo fosse semplicemente una strategia del mio pusher, lasciarmi sobrio durante la vittoria elettorale di Trump! Un’esperienza incredibile!
Io ero in Australia quando ha vinto, nessuno dei miei amici in Italia mi credeva…perché sfortunatamente io avevo già immaginato che potesse vincere…
Quali sono i tuoi autori preferiti a parte quelli che pubblichi? Preferisci romanzi o altri generi letterari?
Donna Tartt è una delle mie preferite, il su titolo più recente è The Goldfinch.
Oggi, mentre facevo skate a Tompkins, ho visto un ragazzo con lo skate seduto a leggere proprio
The Goldfinch. Gli ho detto che anche a me era piaciuto un sacco e lui mi ha risposto che gli piaceva un sacco il mio stile. E’ così che abbiamo iniziato a chiacchierare. Poi gli ho dato una dollar story, non aveva un dollaro per comprarla ma gliela ho regalata perché ovviamente aveva un buon gusto letterario ed è sempre meglio piantare un seme qualche volta.
Mi piace anche molto Thomas McGuane. Adesso vive in Montana, ha scritto 92 in The Shade, The Sporting Club. Jim Harrison mi piace assai pure. E’ morto di recente e viene anche lui dal Michingan come McGuane. Ho letto di recente anche 2666 di Roberto Bolano e mi è piaciuto un sacco.
Leggo anche, tutto il tempo, riviste di skate. Leggo ogni parola, anche se ci sono più foto che parole.
La poesia è molto presente negli Stati Uniti e ha un sacco di spazio nelle librerie, negli incontri, nei reading e nelle conversazioni. Perfino in metropolitana dove c’è un programma che seleziona una poesia e un lavoro d’arte che vengono installati con quadri nei vagoni, Poetry in Motion…Ne abbiamo di recente tradotte alcune su Slow Words.
Ti piace qualche poeta in particolare?
Il mio amico Andrew Weatherhead ha pubblicato un libro che ti mando in un minuto, ha scalato velocemente la classifica!
Me ne piace anche un altro, si chiama David Berman, è anche nella band The Silver Jews amici dei Pavement.
Ho letto un sacco di ottima poesia al college, ho la sensazione che la cosa migliore di quella scuola fosse la lista delle letture. Sto mandando a memoria un poema di TS Eliot, The Waste Land, ci sono quasi.
So che Ezra Pound ha fatto un sacco di brutte cose ma ho passato molto tempo a leggere alcune delle sue poesie e le ho pensate per tanto tempo. In particolare Hugh Selwyn Mauberly.
La poesia è qualcosa di più digeribile, certo dipende dalla lunghezza o da cosa tratta. La poesia è come un trucco sullo skate – una sottile, piccola variazione che può risultare enorme.
E adesso le domande semiserie: cibo e bevanda preferiti?
Il mio pasto preferito potrebbe essere questo piatto di noodles bengalesi che mangiamo ora in questo deli, il Mott Corner.
C’è una panetteria cinese che si chiama Fay Dah dove talvolta prendo dei panini al pesce e il caffè la mattina prima di andare al lavoro (lavora in una boutique di moda molto conosciuta, una delle più belle di New York, dove peraltro le sue One Dollar Story sono in vendita: Opening Ceremony).
Se dovessi mangiare un qualche cibo per sempre, sarebbe il sushi.
Anche il barbecue è molto buono.
Per cena di solito amo molto i panini.
Dove ti vedi a dieci anni da ora, a New York?
Sì. Sono comodo qui. Ci sono poche città al mondo dove puoi vivere senza macchina e New York è una di queste. E’ così bello e mi sento di avere una responsabilità in meno non guidando.
Adoro anche Indiana e se i miei genitori avessero bisogno del mio aiuto tornerei di sicuro indietro per dare una mano; sono vicini ai sessanta e in ottima forma, per cui speriamo che continuino così per dieci anni e oltre!
Mi piace stare qui. Adoro New York.
Cosa dai a New York con o a parte le One Dollar Stories?
Con lo skate ed i media d’arte in genere, vedo che ormai la parola scritta è la forma meno praticata. Non ci sono più molti che fanno fanzine scritte qui, tutti amano soprattutto quelle fotografiche: piacciono anche a me ma le parole hanno esercitato un fascino così duraturo su di me che ovunque trovo una fanzine scritta che non è mia sono felice e inizio a leggerla. Le mie vendite provano che c’è un mercato per il contenuto e io ho tutte queste storie da pubblicare che sto scrivendo da anni.
All’inizio dopo il college le mandavo alle riviste e non le accettavano, quindi ho pensato che una zine era l’alleata perfetta per me per pubblicare. E quando le scrivo, sono quasi immediatamente vendute.
Se i racconti fossero pubblicati in un solo volume non sarebbe lo stesso. Penso che un racconto alla volta sia il formato perfetto per una città come New York dove ognuno prende la metro ed è figo leggere una zine con una sola storia dentro. Un libro sarebbe diverso. Certo, la gente compulsa un sacco i cellulari in metro…ma credo che una persona che legge un libro sia molto più attraente.
Quando mi chiedono quanto lunga da leggere è una Dollar Story io di solito rispondo che è per un viaggio in metro. E questo è il mio obiettivo.
A parte una sosta quando fai skate, qual è il posto che preferisci per leggere un racconto anche se non è uno dei tuoi?
Leggo quasi esclusivamente a letto, scrivo a letto e guardo o monto video a letto.
Quando sono in strada faccio di solito qualcosa d’altro, leggo sempre a casa e nel mio letto.
La tua musica preferita?
Adoro il chopped and screwed, che in pratica consiste in rallentare più o meno del 75% la velocità della canzone originale – e spesso puoi aggiungere effetti per fare qualche tributo. E’ un
genere di rap.
Quando faccio video, mi piace mostrare la musica in cui sono in quel momento e quest’estate ho fatto cinque video in cinque settimane ogni volta con una canzone chopped and screwed.
Quando andavo a scuola con la mia mamma da bambino, ascoltavo spesso Natalie Merchant e di recent ho rappato una sua canzone. Mi piacciono anche Future, Goodrich Pablo Juan e altri nuovi rapper. Una della delle cose migliori per questa musica è ascoltarla live.
Mi piace un sacco anche Belle and Sebastian.
Ho un sacco di amici dj e dovunque suonano vado ad ascoltarli.
Ma, se devo dare una risposta principale di quello che mi piace, quella è il rap di Atlanta.
Mi piacciono anche le cantanti che suonano il piano, adoro Joni Mitchell.
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Per saperne di più sulle One Dollar Story (e per comprarle):
http://onedollarstories.bigcartel.com
Per seguire i video di Galen DeKemper:
https://www.youtube.com/user/yeahyeaya
Per twittare con Galen: @galensnacks