sotto questa poesia d’amore
si nascondono le macerie dell’odio.
Sebbene questa poesia si smentisca
presumendo essere un’apologia alla vita
con la sua flora esposta all’ospite
la sua piccola testa ornata di ghirlande,
il suo volto dalle mille facce, illuminata.
Dietro l’altra sua faccia
il fuoco, la lingua delirante
che ride come un angelo apocalittico.
Il male mi occupa lo spazio e il tempo
quando cerco inutilmente l’ossigeno
della sua parola
la sua mano dolente
la sua sacra occupazione.
I componeneti dell’odio
vanno liberi e invadono tutti i fronti
di questa poesia che annega.
È che qualcuno decide in questa ora
le nostre morti.
Decide come e quando
prenderemo la pozione di veleno.
Qualcuno impazzito
che si leva dietro le ombre
di questa poesia
prendendo il nome a dio.
Mentre dio batte i tappeti dalla polvere
nel suo tempio.
E non ascolta, sordo, la bomba a orologeria
che scoppia nelle vicinanze.
Questa poesia è caduta nelle mani
dell’odio delirante e si dibatte tra la vita e la morte.
Nella sua stessa casa oltragiata.
Difendo
il parlare d’amore
sebbene non sia il momento adatto
e sembri assurdo.
Altro sogno, una specie di zagara
che riempie d’acqua tutti i distributori
e che l’acqua segue il suo legittimo corso.
Carmen Yáñez (Santiago del Cile, 1952 – )
Traduzione: Raffaella Marzano
Copertina: Farideh Lashai, “Dear, Dear How Queer Everything Is Today (From Rabbit in Wonderland),” 2010, pittura con animazioni, proiezione e suono. L’opera è in mostra fino al 22 novembre 2015 al Padiglione Iran (56ma Biennale di Arte di Venezia)