Per Nelly Sachs
Non fu la terra ad ingoiarli. Fu forse l’aria?
Numerosi come la sabbia, non sono divenuti
sabbia, invece sono divenuti nulli. Sono stati dimenticati
nelle torme. Spesso, e mano nella mano,
come minuti. Più di noi,
ma senza memoriali. Non registrati,
non numerabili nella polvere, ma svaniti –
insieme i loro nomi, cucchiai e suole.
Non ci rendono dispiaciuti. Nessuno
li ricorda: Dove sono nati,
hanno volato, sono morti? Non sono
mancati. Il mondo non fa una piega
ancora si tiene insieme
da quel che non ospita,
dagli svaniti. Loro sono ovunque.
Senza gli assenti, loro non sarebbero nulla.
Senza i fuggitivi, nulla è immoto.
Senza i dimenticati, nulla è certo.
Gli svaniti sono un attimo.
Ed è come anche noi sbiadiremo.
Hans Magnus Enzensberger (Germania, 1929 -), da Poetry Foundation 1998, Contemporary German Poetry, double issue – traduzione dall’inglese a cura di Slow Words
Copertina: Ryoji Ikeda alla 58ma Biennale d’arte di Venezia