Uglyisa, genius*
La tua storia in poche righe – quando, dove, perché…
Beh, farla breve potrebbe essere una vera sfida….Ho vissuto per quarant’anni ormai – e considererei i primi quattro a parte, dato che lì mi stavo soltanto allenando per la vita vera che c’era fuori. Sono diventato adulto in quattro anni e oggi sono ancora quell’ ”adulto” di quattro anni di età, con solo qualche cicatrice in più sulla pelle.
Ho vissuto sia come uomo che come donna, e anche se nel mio caso non è stata una scelta, penso che tutti dovrebbero provare: è una prospettiva interessante sulla nostra società dove a prevalere è sempre l’immagine e sempre meno la sostanza. [Nel mio caso non fu una scelta perché sono quel che si definisce un transgender….ma, certo, è sempre una scelta essere ciò che sei. O morire provandoci! ;-)]
Ho vissuto la prima parte della mia vita a Venezia e sono stato cresciuto come un maschio. Ecco perché, ogni volta voglio tirare fuori il “vero” uomo che c’è in me, esce fuori con quella lingua e con i modi che hanno i miei più cari amici laggiù. Ghe sbiro (intercalare in dialetto veneziano).
Qual è lo stato di salute (o di malattia) delle società che tu hai attraversato negli anni passati?
Domanda interessante…ho viaggiato in tutto il mondo non certo come turista ma lavorando e qualche volta sporcandomi mani ed anima in questi mondi…
Contrariamente all’apparenza, l’induismo è forse una delle religioni peggiori. Peggiori dal punto di vista dell’onerosità del tributo che preleva dalla vita dei credenti. Lo giustificano con la storia dell’invasione musulmana che quasi sradicò l’induismo dall’India. Ma non penso sia la vera ragione. Per dirla con un famoso attore di teatro italiano: “No, non fa male credere. Fa molto male, credere male”.
Ho incontrato alcune delle persone più straordinarie in Yemen, dove ho vissuto per due anni (mi domando se sia una coincidenza che Pasolini si sia innamorato pure lui di quel posto) e i miei fratelli musulmani mi hanno insegnato qualcosa di importante: un uomo buono è buono – musulmano o meno. E un uomo cattivo è cattivo, musulmano o meno.
Al momento, Uglyisa, cosa è per te l’amore? E che tipo di coinvolgimento credi sia necessario per considerarsi innamorati di qualcuno?
L’amore non è mai il problema, semmai lo è l’amante – inteso come la persona che ama. Con i suoi limiti, aspettative, bisogni, etc. Ci sono così tanti amanti quante sono le persone lì fuori. E, direi, l’amore è un pochino sopravvalutato!;-)
Sono una persona molto fredda…lo sono sempre stato sin da bambino (quello di quattro anni)…Non ho mai neanche permesso a mia madre di coccolarmi quando ero piccino. Amore, calore: sono cose che probabilmente cerco due o tre volte l’anno…E’ un po’ troppo poco per costruirci sopra una relazione. Molte persone affogano nelle emozioni – specialmente se non sanno come maneggiarle. Con me moriresti di asfissia, non ci sarebbe abbastanza “amore” da respirare.
Amore e sodalizio sono due cose completamente differenti…l’amore è la negazione del matrimonio, perché ami con il meno affidabile degli organi del tuo corpo (alcuni direbbero che si tratti del p* …non certo del cuore!). Un sodalizio significa unire una persona a una relazione, senza sapere quali possano essere i suoi sentimenti tra cinque anni o tra cinque giorni.
Come è per te essere genitore? Ed essere figlio?
Circa l’essere un figlio – o una figlia – non posso dire molto…Sono sempre stato solo…perché lo volevo e perché i miei genitori erano sempre troppo occupati per me. E l’obbligo, la responsabilità e l’impegno mi hanno sempre spaventato così tanto che non ho mai pensato di averne uno!
Ho cresciuto il figlio della mia ultima moglie…essere genitore è un’esperienza dura e meravigliosa insieme.
Ma ho anche visto troppi genitori che non si preoccupano veramente molto dei loro figli, nascondendosi soltanto dietro la solita frase “ma io amo il mio bambino”.
Non fa per me…e se non mi sento pronto a questo, a dare la mia vita per un figlio, allora è meglio non averne uno.
Un talento che hai e uno che ti manca?
Parlare. E stare zitto! 😉
Il tuo posto preferito per mangiare e il cibo e le bevande che ami di più?
Non ho veramente un posto preferito…e sono un bevitore soltanto in compagnia. Ma posso dire che grazie alla pizza la vita val bene di esser vissuta!;-)
Qual è la tua strategia, se la applichi, per vivere lentamente?
Non so se mi piace vivere lentamente…ma so che mi piace un sacco andare fuori di testa!;-) Conta anche questo?
Nella società dove attualmente viviamo siamo formati dal concetto dell’arrivo…e una volta arrivati – in un certo lavoro, in una certa posizione, in una certa relazione, etc., smettiamo semplicemente di vivere. Il risultato è che molti di noi devono fare due lavori e vivere due vite per non averne nessuna indietro. Mi piace lavorare duramente, ma mi piace anche vivere “duramente”, quindi sempre, di tanto in tanto, quando accade, semplicemente lascio il mio lavoro e ricomincio di nuovo da zero. Ecco perché non mi sono mai fatto una carriera…ma è divertente!
Che cosa hai imparato dalla vita tua e da quella degli altri sin qui?
A non prenderla troppo sul serio…tanto dopo non ne usciamo vivi.
* Se per l’inglese la parola engineer non ha misteri, nell’equivalente italiano non è possibile tradurla come ingegnere – infatti la nostra storia di questa settimana, Uglyisa, non fa nella vita l’ingegnere. Ci siamo consultati con lui, che ci ha detto: “In italiano, la parola ingegnere, deriva dal latino genius! Che ha del genio, dell’ingegno. In inglese, deriva dalla parola “engine” (macchina a vapore, ai tempi!): l’engineer è quella persona che si occupava di far funzionare le macchine…” Ecco perché nella versione in italiano della sua intervista, Uglyisa è un genius. Fa funzionare le macchine. Un tecnico specializzato