La tua storia in dieci righe
Sono nata nel 1985. Sin dalla mia infanzia, in Normandia, ho sempre un quaderno con me. Romanzi, poesie…Ho provato a scrivere in modi differenti e presto mi sono avvicinata al giornalismo. Questa professione per me è stata come una malattia: il mio corpo ne è stato progressivamente afflitto – dalle mani agli occhi, fino alle gambe – cercando costantemente scoperte in forma di storie. Prima ho lavorato per una rivista culturale francese, Mouvement. Ho iniziato da zero ed in tre anni sono diventata assistente del redattore capo. E’ stata davvero una scuola per me, era una piccola redazione e ci occupavamo di ogni parte del lavoro necessario alla pubblicazione. Ho anche imparato molto sull’arte contemporanea, le arti performative, la musica. Poi ho lavorato come caporedattore, per un anno e mezzo, per Arts Magazine, un mensile che si occupa di arte contemporanea. Ho capito allora che non sono fatta per il giornalismo mainstream. Non voglio dare al lettore da leggere solo di mostre blockbuster e storie di successo (che era quello che i nostri direttori finanziari volevano facessimo). Ecco perché ho deciso con altri due colleghi di creare una nuova rivista. Lo scopo di Extra è portare al lettore quel che di sconosciuto c’è in grandi città, come Bruxelles e Lisbona. Condividiamo incontri con persone e scoperte culturali nel modo che pensiamo sia attraente (digitale, con immagini e registrazioni allegate).
L’editoria oggi sembra lenta e furiosa allo stesso tempo: cosa succede alla tua professione di giornalista e quali sono le contro-azioni che hai deciso di prendere ?
Non so davvero come fosse prima del 2000 ma penso che, come del resto in altri settori, i giornalisti abbiano bisogno di essere sempre di più multiuso. Non possono soltanto scrivere, occorre anche sapere impaginare, fare foto, condividere le proprie scoperte sui social….E se riesci anche a forgiare una partnership con il brand su cui scrivi, è perfetto! Il lato buono della cosa è che oggi molti possono, senza moltissime risorse finanziare, avviare il proprio progetto editoriale perché gran parte del lavoro possono farla loro stessi. Come me!
A parte la scrittura commissionata e quella giornalistica, che posto occupa la scrittura creativa (o che posto dovrebbe occupare) nella tua vita privata e domestica?
Continuo ad avere un sacco di quaderni, fisici e virtuali. Scrivo idee e pensieri, sulla mia vita e su quella degli altri. Mi piace anche mettere in relazione diverse opere d’arte che ho visto, quando soprattutto, ad esempio, si occupano di tempo e paesaggio. Talvolta vorrei blindarmi in un posto carino e scrivere per settimane, ma non sono sicura sarebbe così produttivo come penso.
Il viaggio oggi è una delle prospettive più singolari in cui invischiarsi scrivendo di lifestyle o per magazine culturali. Specialmente dal lato marketing. Qual è la vostra ricetta che avete deciso per Extra, il vostro nuovo magazine ? E quali sono i lettori che vi piacerebbe avere ?
Oggi chiunque viaggia continuamente. Per lavoro, per un weekend o per un giro del mondo, oppure parlando con stranieri nel proprio paese ma anche a casa davanti alla TV….Più che in un mondo globalizzato, penso siamo in un mondo sempre in movimento. Ecco quindi Extra! Probabilmente in termini di raccolta pubblicitaria è un rischio, una scommessa (ma è davvero così? Sono così tante le mostre e le performance che viaggiano da una capitale ad un’altra…) ma penso che seguendo lo stile di vita dei lettori, troveremo un posto nella loro vita. Molte e recenti esperienze di giornalismo dimostrano nuove strade, specialmente nei formati digitali. Non ci sono ricette uniche ma puoi facilmente creare la tua. Spero che i nostri lettori siano curiosi ed entusiasti, con o senza uno specifico background culturale, che amino incontrare persone e luoghi.
E’ dura e quanto iniziare un’attività così intensa come Extra nella tua città?
Parigi è un villaggio ed una grande città allo stesso tempo. E’ incredibilmente ricca di attività ed iniziative culturali, di design e lifestyle. Non è facile essere notati in un luogo così affollato. In più, non siamo pagati adesso per il nostro lavoro e Parigi è molto costosa, quindi tutti lavoriamo su altro a parte Extra. Ma con determinazione, pensiamo di trovare la nostra via.
Che incontri fai nella tua routine lavorativa? Ci racconti di uno di questi?
Non ho una routine lavorativa quotidiana. Odio la routine! Come giornalista incontro un sacco di persone differenti. Sono ancora così sorpresa di quanto sia gratificante! Normalmente le persone che intervisti condividono molto di più rispetto al solo lavoro o passioni. Ti insegnano (qualche volta con dei contro-esempi) qualcosa della loro filosofia di vita. Da poco, a Bruxelles, ho incontrato un pittore, François Schuiten. Mi ha detto come l’arte può creare un’altra relazione tra lo spettatore ed il suo ambiente. Molto istruttivo.
Qual è la tua più importante conquista dopo tutti questi anni di lavoro come giornalista, anche se sei ancora molto giovane?
Non penso in termini di conquista. Penso invece di avere ancora molto da fare e da imparare. Sono tuttavia abbastanza orgogliosa quando le persone con cui ho lavorato mi contattano di nuovo perché sono state soddisfatte della nostra collaborazione precedente. Forse, potrei parlare di una serie di piccole conquiste.
Una cosa bella che ti è capitata di recente, fuori dal lavoro ?
Sono stata in Nuova Zelanda lo scorso gennaio. A Rotorua, una piccola città nota per i suoi fenomeni termici, mi sono imbattuta in un lago di vapore. Sono rimasta rapita dal vapore sospinto dall’aria e gli incredibili colori della terra e dell’acqua. Un’esperienza molto forte.
Cosa ti da la tua città e viceversa?
Parigi mi dona un’intensa attività culturale. Io invece non dono molto a Parigi, dato che non mi piace veramente vivere qui. Vorrei che la Francia fosse meno centralizzata. Se ci fossero più lavori fuori Parigi, sarebbe meno affollata e meno inquinata.
Condividi con noi la tua ricetta preferita?
Non mi piace molto cucinare. I miei pasti sono solo una giustapposizione di ingredienti. Ogni tanto faccio dei biscotti e mi piace condividerli.
Il tuo vino o i tuoi drink preferiti ?
Adoro i cocktail, pina colada o margarita…
Il libro (o libri) e la musica con te in questo momento ?
Spesso ne leggo più insieme. Adesso La Vie mode d’emploi di Georges Perec e Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes.
In che modo cerchi di vivere ‘lentamente’ in una città come la tua se ti piace farlo ?
Non corro mai dietro al bus.
Un talento che hai uno che ti manca?
Credo di essere brava ad ascoltare gli altri. Mi manca saper parlare in pubblico.
Cosa hai imparato sin qui dalla vita?
Che hai sempre qualcosa in più da imparare, ed è fantastico!
Il ritratto di Pascaline Vallée è di Samuel Hense.