Nello stesso modo in cui il diamante sbadato tiene
una scintilla dei primi fuochi del pianeta
intrappolata per sempre nella sua rete di ghiaccio,
non è il calore tardo dell’amore che trattiene la poesia,
ma l’atomo dell’amore che l’ha ritratto
dal silenzio: così se il carbone ardente del suo amore
comincia a bruciare, il poeta sente la sua voce
improvvisamente forzata, come il cantante di un bar – vanaglorioso
con il suo enorme sentimento, o annegato dai violini;
ma se produce una luce più stabile, sa che
il verso puro, quando finalmente arriverà, suonerà
come una sorgente di montagna, anonima e serena.
Sotto il cielo blu ignaro, l’acqua
non canta niente, non il tuo nome, non il mio.
Don Paterson (Scozia, 1963 -)