Le piccole perle che regala Venezia, città inaspettata nelle sue pieghe più nascoste ed autentiche. Una è Susan Wise con la sua poesia potente e minimale, con la sua vita da viaggiatrice – consapevole e divertita. Quest’intervista – uno switch tra francese, inglese ed italiano – è minimal come i suoi scritti. Sarete molto fortunati ad imbattervi in uno di essi.
C’è molto di più di quanto vi raccontiamo.
Abbiamo omesso della sua prima visita ad Alicudi – quando non c’erano ancora ne’ case per turisti ne’ il turismo che conosciamo oggi – dove per caso il rollo la porta, unica donna sola in viaggio, sul masso bruno insieme ad un triestino ed i suoi due figli adolescenti (diventerà il sindaco della città). E la sua prima visita a Stromboli e Ginostra dove neanche diciassettenne si arrampica sulle pendici di Iddu. Non torna mai nei posti che saprebbero ferirla per quanto sono cambiati. Cercatela a Venezia per udire altre storie sorprendenti…
La tua storia in poche righe
Devono essere poche! Come puoi vedere, la storia della mia vita potrebbe essere abbastanza lunga. Come disse una volta l’amica Anita Sieff ‘la mia biografia è una geografia’: sono nata a Los Angeles e ho vissuto a Parigi, in Provenza, in Bretagna, in Andalusia, a Gaeta (Italia, per due anni) e poi a Venezia, dove sono ormai da circa vent’anni. E’ una vera gara.
Ho iniziato ad amare la poesia da bambina – ho imparato abbastanza presto a leggere, grazie alla mia sorella maggiore che m’insegnò prima che andassi a scuola. Ero solita copiare le poesie dai libri su un quaderno (mia madre ci portava alla biblioteca pubblica e tutte le settimane prendevamo in prestito due libri ciascuno, quindi molto presto esaurii la sezione per l’infanzia!). Penso sia stato importante che nella mia famiglia nessuno leggesse o parlasse di questo! Poi ci siamo trasferiti in Francia dove ho scoperto la poesia francese a scuola, innamorandomi subito di autori come Ronsard, Alfred de Musset, Verlaine, Baudelaire, poi la grande scoperta di Apollinaire, e dei Surrealisti ma anche di Holderlin e Rilke, Ossip Mandelstam. Ho avuto un percorso di studi classico lì, laureandomi in letteratura inglese e francese.
Quando ero in Francia con la mia famiglia, cambiavamo casa ogni anno (subito dopo la Guerra c’era mancanza di case e gli stranieri non erano autorizzati ad affittare per più di un anno). Mentre mia madre era assai stanca di questo, io ero felice di cambiare posto e quartiere così spesso (e cambiare le biblioteche delle differenti case, che offrivano una gran selezione di libri).
A diciotto anni, passai un anno da sola in Italia tra Perugia, Roma e Firenze. Volevo imparare l’italiano e leggere Dante.
Dopo la laurea mi sposai. Ho avuto tre mariti e tre figli con padre differenti. Ho anche un dottorato. Il mio poeta preferito è sempre stato René Char, non so se lo hai mai letto (no).
E’ uno dei più grandi poeti francesi del 20mo Secolo in Francia, tradotto anche in Italiano ed in molte altre lingue.
Dopo il dottorato – con la mia tesi (La Notion de Poésie chez André Breton et René Char) all’università di Aix-en-Provence (1968) – andai a insegnare a Berkeley (University of California) per un anno. Lì decisi che non avrei più insegnato perché volevo scrivere poesie. Quindi iniziai a lavorare come traduttore freelance e continuai con i miei scritti. Quando venni a Venezia, avevo solo due valigie. Non possedevo più nulla e dovevo lavorare a tempo pieno per guadagnarmi da vivere. Avevo incontrato, prima di arrivare qui, Pietro Citati (scrittore italiano e critico letterario), con cui iniziai una corrispondenza dopo aver letto un suo articolo che mi piacque molto, criticava ‘il grande Louvre’. Quando il ‘grande’ Louvre fu creato, lui affermò che la modernità non è fare grandi cose ma farne tante di piccole. Dopo alcune lettere ci incontrammo a Roma, e quando finii a Venezia gli chiesi di aiutarmi a trovare qualche commissione come traduttrice e lui mi raccomandò ad editori come Skira ed Electa, quindi ottenni i primi incarichi. Gli sono immensamente grata. La mia prima casa a Venezia fu in Giudecca, poi a Rio Marin e poi dove ci siamo incontrate qualche giorno fa, a Dorsoduro (tutti i posti che ha scelto sono i più belli della città e assolutamente i più protetti dai flussi turistici). In tutti questi anni ho lavorato sia per editori italiani che francesi ed inglesi, soprattutto sono stata capace di tradurre sempre scritti da materie di cui ero fortemente interessata (le arti e l’architettura).
Ho subito amato il minimalismo e l’efficacia della tua poesia, specialmente il poema su tuo figlio e tua figlia (sono contenuti in un bellissimo piccolo libro bianco, che Susan ha auto-pubblicato in una piccola edizione a Venezia, s’intitola La Sirène Bicaudale)
Ah, ti piace quella poesia per Pyra di soli due versi? C’è spesso un grande lavoro per raggiungere la lunghezza di soli due versi. La prova non è data ogni giorno, occorre che venga cercata. E hai sempre bisogno di un mare di lavoro per far scaturire qualcosa di semplice, che poi è un mistero.
Scrivi anche narrative accanto alla poesia? Hai iniziato direttamente con la poesia?
Scrivo principalmente poesia (la forma per me più importante), ma ho anche provato con la narrativa. Ho scritto un romanzo che è stato pubblicato (Un Conte Presque Bleu, éditions Séguier, Parigi, 1993), ma ho deciso che con la poesia non avrei cercato di trovare un editore. Ho avuto pubblicazioni in qualche rivista perché conoscevo alcune persone che ci lavoravano e che amavano i miei versi (siccome non vivo più a Parigi, non ho più contatti con loro). Con il romanzo, lo feci leggere ad un uomo molto vecchio e a una ragazza: entrambi lo amarono quindi mi sentii incoraggiata ad iniziare la battaglia per pubblicarlo. Lo mandai a tanti editori e ricevetti circa venti lettere di rifiuti. Poi ne trovai uno che pubblicava maggiormente autori famosi già deceduti e loro lavori meno conosciuti. Più tardi diedi da leggere il romanzo a Giovanni Morelli (Fondazione Cini) e mi scrisse una lettera molto carina che conservo ancora: gli piacque, ma secondo lui non sarebbe mai stato un bestseller e sarebbe stato molto costoso da tradurre in Italiano, anche se era ispirato dalla Villa Ai Nani (Vicenza). Cercai con qualche editore italiano ma non trovai nessuno interessato a tradurlo. Il titolo è preso in prestito dallo slogan di André Breton su quale tipo di romanzo scrivere: il conte bleu (conte de fée-favola). Ho scritto anche racconti, uno pubblicato in una rivista di poesia. Non sono quel tipo di autore che si sbatte per pubblicare…Forse perché penso che qualcuno deve amare il mio lavoro senza che io lo cerchi, molto irrealistico.
Un talento che hai, uno che ti manca
Oh, molto complicato. E non penso di aver mai pensato a sufficienza a questa domanda. Non so neanche quale talento ho…non ho idea!
Del pari, non so neanche quale talento vorrei avere. Non penso davvero in questi termini, magari dovrei iniziare.
Una cosa bella capitata di recente
Incontrare in un vaporetto una persona curiosa e consapevole che stava veramente guardando a Venezia.
Il tuo cibo e la tua bevanda preferiti?
Mi piace bere il vino ma null’altro di alcolico, eccetto forse il limoncello! Adoro il caffè, e certo adoro tutti i cibi esotici – come quello marocchino – poi la cucina italiana e quella francese.
Il libro e la musica con te ora
Un romanzo di John Cowper Powys, Porius, parla di soli tre giorni nell’anno 499 d.c. in Gran Bretagna, della battaglia tra Celti, Romani ed i proto-Cristiani. Mi confonde molto! Porius è il personaggio principale. Si dice che questo sia il libro più importante di questo autore che però non è più in voga. Cowper è stato sul livello – oltre che loro contemporaneo – di D.H. Lawrence e di Herman Hesse e grande esponente di una letteratura concentrata su argomenti quali sessualità e religione. La musica: Bach e Mozart prevalentemente. Nietzsche scrisse che ascoltare musica è come essere in uno stato di abbandono – e io non posso sempre essere in quello stato.
Un importante traguardo professionale e quello più sul piano personale
Il giorno che ricevetti una lettera dal grande poeta francese René Char: conteneva una pagina stampata. Quando la lessi pensai che fosse una delle sue poesie ma invece era una delle mie. Stampò dal suo solito stampatore di Parigi un libro delle mie poesie, era dove stampavano tutti i suoi grandi libri di poesia illustrati da famosi artisti. Per vedere il libro Torches mi portò lì e mi dette 50 copie di qualche mia poesia, tra di esse quella dedicata a mia figlia Pira (Sous le dur tranchant) che ti piace tanto. Sul piano poetico, penso sia stato uno dei momenti più meravigliosi della mia vita. Certo, ne ho avuti anche altri, ma sono troppo intimi e personali da raccontare.
Dove ti vedi tra dieci anni?
Oh! (ride!) Forse questa domanda è più adatta a ‘people from this world’ più giovani che intervistate. Penso di vedermi dispersa. Sotto le acque del mare. In forma di ceneri.
Cosa (e dove) hai imparato di più dalla vita?
Dalla solitudine, dovunque e lungo tutta la mia vita. Ma anche dalla Natura, dall’arte e dalla musica. Amo gli Etruschi!
Per leggere (ed acquistare) i libri di Susan:
La Notion De Poésie chez André Breton et René Char, Faculté des Lettres, Aix en Provence, 1968
Poèmes de Lyarne, éditions Jean Audoin, Paris, 1972
http://www.abebooks.fr/rechercher-livre/titre/poemes-de-lyarne-gravures-de-jean-brisson/
Un Conte presque Bleu, éditions Séguier, Paris, 1993
https://www.amazon.com/conte-presque-bleu-Roman-French/dp/2840490188