Uno spazio pubblico inaspettato, ma atteso. Un giardino, una geometria assai frattale della laguna veneziana (e molto di più) trova casa nel sestiere cittadino più ricco, più privatizzato (e più invaso dal turismo di massa), Dorsoduro. Lo spazio è ufficialmente posseduto (e anche commissionato) da una fondazione d’arte privata russa, la V-A-C; si trova nel suo compound ma è accessibile liberamente, e gratuitamente, da un cancello indipendente.
Si tratta di un progetto urbano inedito e abbastanza irriverente proposto da Assemble Studio (Gran Bretagna) e We Are Here Venice (Venezia).
E’ aperto tutti i giorni dalle 8 del mattino alle 11 di sera dallo scorso maggio. E’ facilmente localizzabile: alla fine della stretta calle a sinistra del portone di ingresso principale della V-A-C alle Zattere.
Ma cosa è esattamente Laguna Viva?
Assemble: ‘Laguna Viva [Living Lagoon] è il primo passo di una strategia di lungo termine che mette in condizioni il palazzo delle Zattere della V-A-C- di affrontare le complessità della vita quotidiana a Venezia: la fondazione russa ci ha commissionato il progetto (sviluppato da noi e da We Are Here Venice) nel 2017.
Questa nuova installazione permanente, situata all’aria aperta e liberamente accessibile, permette a Venezia ed al suo contesto ecologico di continuare una conversazione intima e inter-dipendente.
Abbiamo ricreato il tipico ambiente lagunare in collaborazione con associazioni di botanica, questa ‘barena’ è messa a dimora in un paesaggio di vasche piastrellate di mattonelle. Ispirate alla ricchezza e alla generosità dei pavimenti veneziani le 12.000 mattonelle necessarie sono state create utilizzando una tecnica manifatturiera inglese del 19mo secolo con una piccola variazione che permette di ottenere tutti pezzi unici e differenti. Le mattonelle sono state sviluppate e prodotte nel nostro Granby Workshop, una piccola manifattura ceramica che abbiamo fondato a Liverpool nel 2014.
Le grandi vasche con le barene si basano su un esperimento di successo accaduto in questa città, in occasione della 12ma Biennale di Architettura di Venezia tra lo studio inglese muf art/architecture e Jane da Mosto al Padiglione Inglese.
La nostra installazione è visitabile sia dai visitatori della fondazione, sia dagli artisti che dai residenti. Questi microcosmi di laguna sono offerti come una risorsa per la ricerca e per l’insegnamento della resilienza ecologia e dei sistemi naturali che garantiscono la sopravvivenza di una città.’
Incontreremo presto su queste pagine il Turner Prize Assemble Studio per farci raccontare del workshop (e delle tante altre iniziative nello spazio pubblico e sociale che hanno portato avanti, a partire da quelle a Toxteth, Liverpool) e lo faremo in occasione del trasferimento delle mattonelle dalla sezione principale della 16ma Biennale di Architettura ai Giardini, dove sono attualmente, alla V-A-C.
Per il momento abbiamo incontrato la operations manager di We Are Here Venice, Gabriella Gilmour, per saperne di più della non profit veneziana.
Ci racconti come è nata We Are Here Venice?
Lavoro per l’organizzazione da poco più di un anno. Ero in città dal 2016 per alcuni mesi grazie ad uno stage per una fondazione culturale locale quando incontrai Jane, la direttrice di We Are Here Venice. Fui immediatamente presa da lei e da quello che faceva e fui così interessata perché, avendo già vissuto qui per tre mesi, già pensavo che nessuno di occupava dei tanti problemi e sfide che questo territorio rappresenta.
Ho studiato scienze politiche ed italiano all’Università di Bath, in Inghilterra. Mentre i miei amici a Londra si occupano di professioni più o meno simili, ho preferito trasferirmi qui.
We Are Here Venice è stata fondata da tre persone nel 2015 ma la sua idea cresceva già da un po’ prima della sua ‘apertura’ ufficiale. Per essere precisi, la prima azione che ha ideato è quella in occasione della Biennale di Architettura 2010, quando Jane ha collaborato con lo studio che citavi, in carico del Padiglione Inglese. Jane è una scienziata ambientale.
Di quel padiglione ne ho scritto più volte e me lo ricordo precisamente tutt’ora. Hanno fatto un’operazione simile, la vasca con la barena…
Sì, e dopo sia l’idea che l’organizzazione sono cresciute. I mesi passati sono stati molto intensi e abbiamo intrapreso altri progetti oltre ad essere stati coinvolti in altri portati avanti da altre istituzioni, quindi l’attenzione della stampa continua a crescere.
Siamo più bravi in quello che facciamo dopo gli scorsi due anni, sia nell’individuare le migliori aree d’azione che nell’essere più efficaci nel dialogare con chi vuole essere coinvolto nelle nostre attività e su come intraprendere azioni per le sfide che ci circondano.
Abbiamo cinque aree di progetto. La prima è ‘Contro le grandi navi’ ed è forse la più emblematica, di sicuro quello contro cui ci battiamo è il problema più grande di Venezia. Simbolizza qualcosa di più: tutto quello che non è giusto qui. Se possiamo risolverlo e raggiungere una soluzione equa che è attualmente allo studio, aprirebbe le porte a risolvere qualsiasi altro problema.
La scena ‘no grandi navi’ e tutte le altre scene di risoluzione dei problemi veneziani sono molto affollate qui da tante associazioni che ognuno sembra portare avanti le proprie inconciliabili ragioni per essere ‘contro’. Tutto questo indebolisce e sconfigge le strategie comuni per risolvere i problemi, non credi?
Credo come voi che le navi da crociera debbano smettere immediatamente di passare (senza se e senza ma) nella laguna perché è terribilmente dannoso e pericoloso (ed una legge a livello nazionale lo ha stabilito anche se non è applicata a causa di uno stop a livello locale). Ricordo che qualche settimana fa c’è stato un un incidente in Giudecca con una grande nave e questo facilmente può succedere ancora domani, dopodomani…La città non è solo nostra, essendo un patrimonio UNESCO ed un’area protetta.
Perché secondo te questi gruppi di protesta con le loro proprie ragioni non riescono ad unirsi per essere più efficaci?
Sono molto contenta che parli di questo.
Qualcosa di incredibilmente (e senza dubbio) positivo di Venezia è la quantità di associazioni differenti e varie organizzazioni civili che esiste ma tuttavia restano assai distinte l’una dall’altra e questa è un’opportunità persa nel contesto cittadino che è assai specifico. Se si unissero di più, sarebbero più ascoltate dall’amministrazione perché sarebbero più potenti.
Ci sarà sempre una differenza nelle priorità e nelle opinioni. Ho anche notato, e su questo puoi non essere d’accordo, che spesso i capi di queste organizzazioni vogliono sempre primeggiare perché hanno bisogno di rappresentare specificamente la loro associazione ed i suoi membri.
Siamo anche a favore della divisione di Venezia da Mestre. Quando arrivai qui, dopo gli studi e dopo l’esperienza del referendum scozzese, non ero d’accordo e pensavo che lo strumento del referendum non fosse politicamente adatto. Poi capii che invece è essenziale che le due amministrazioni siano separate, proprio per Venezia e per la sua laguna. A mano a mano che seguivo i meeting di queste associazioni coinvolte in questa campagna, mi sono resa conto che spesso le voci si alzavano e alcune parlavano sempre sopra le altre. Non è costruttivo, ma forse questo disordine viene dal fatto che i veneziani devono alzare la voce perché di solito non vengono ascoltati.
Se tutti sono ascoltati e se tutti ascoltassero gli altri, ci sarebbe mutua comprensione e quindi si potrebbero trovare strategie comuni dato che siamo tutti cittadini e tutti portatori d’interesse. E i numeri ci danno la forza.
Io penso che qui sia molto difficile praticare elementari regole di democrazia ed è per questo che la città è bloccata. Ma tu forse la pensi diversamente dato che continui a portare avanti. We Are Here Venice…Parlami delle altre quattro campagne
L’innalzamento degli oceani, che ovviamente è una campagna mondiale. La nostra situazione è assai unica e coinvolge tutto a riguardo, a cominciare dall’acqua alta. Il CPSM (Centro Previsioni e Segnalazioni Maree), sta restaurando con la nostra collaborazione il calibro della marea situato alla Misericordia – e tu sai certamente quanto è difficile per le ambulanze o per i pompieri qui quando si tratta di navigare sotto i ponti per interventi urgenti con l’alta marea.
Questa campagna è molto modellata sulla specificità veneziana. Spesso registi e documentaristi ci intervistano oppure spesso portiamo in giro le troupe per aiutarli. E’ molto importante spiegare bene la realtà della marea dato che esiste ancora molta confusione a riguardo. Quest’area di intervento è molto scientifica ed ecologica, insieme ad altre e più vaste aree d’azione che si occupano della laguna.
Lavoriamo inoltre sulla questione della governance cittadina dato che ora come ora le autorità di governo locale non se ne occupano adeguatamente anzi non se ne occupano per niente.
Se ci fosse qualcuno o la volontà dell’amministrazione di occuparsene avendo una scala di interesse più vicina e dettagliata, si potrebbero davvero cambiare le cose. Io sono davvero esterrefatta dalla logica di breve termine che sembra dominare qui. E peraltro la leggo come una contraddizione estrema per un paese che sembra tenere tanto alla famiglia e alla tradizione. In Gran Bretagna, ad esempio, penso ci sia un senso della posterità, e della sua cura, maggiore ed è evidente anche a livello politico. Qui in Italia, un po’ dappertutto, ci sono anche politici che chiaramente esprimono interesse solo per il vantaggio a breve termine.
Perché la vostra non profit ha un nome solo in inglese? E’ perché nessuno potrebbe salvare Venezia da qui, dall’interno del paese?
Assolutamente no. Pensiamo che il supporto internazionale può aiutare prontamente ma prima e in generale devono essere i Veneziani che devono attivarsi. Nessun altro può arrivare qui e cambiare le cose. Sono i Veneziani a doverlo fare e il nostro nome ‘We Are Here Venice’ significa che siamo solidali con Venezia, siamo qui anche noi. E’ solo in inglese perché così i visitatori tutti possono capirlo.
Lavorate spesso con poster ed adesivi che difficilmente passano inosservati, li attaccate in tutta la città. Ci racconti di più…
Abbiamo altre due aree di intervento, ‘Outreach’ e ‘Finding a language of value’. I poster sono parte di una campagna di sensibilizzazione più vasta, attualmente concentrata sulla qualità dell’aria che respiriamo e sull’inquinamento (un recente rapporto della World Health Organization e della EEA ci dice quanto sia la più inquinata di micro-particelle l’aria italiana)
I poster devono assolutamente attirare l’attenzione perché qui la competizione nello spazio delle affissioni è agguerrita con tutte le pubblicità commerciali e quelle per le mostre. La nostra grafica, Eleonora, è anche un’artista-attivista. Ha una combinazione di competenze molto forte. Di solito ogni poster si basa su alcuni brani dei rapporti ufficiali e poi applichiamo una grafica assai forte. Il mese prossimo avremo nuovi poster in affissione e il lettering stavolta sarà in rosso, mentre i precedenti erano in nero. Perché questi argomenti sono davvero urgenti e dovrebbero essere letti come un allarme.
E la vostra strategia di raccolta fondi? Chi sono i donatori più sensibili?
Sono individui anche se dipende molto da campagna a campagna.
E’ bellissimo incontrare persone entusiaste che vogliono aiutare perché amano molto Venezia.
La campagna di maggior successo è quella delle bandiere per la Regata Storica che ripetiamo ogni anno (le bandiere sono di due tipi, una con la scritta ’Venezia è laguna’, una con ‘Venezia è una vera città’). Alla gente piace mostrare visivamente il loro supporto con una bandiera che può essere messa dietro alla propria barca oppure appesa ad un balcone od a una finestra.
Come altre no profit, abbiamo una quota associativa e di recente abbiamo cambiato le fiches. Ci sono anche persone di altri paesi che hanno conservato bei ricordi di Venezia e non potrebbero immaginare una Venezia senza i Veneziani e quindi ci supportano.
Non stiamo ancora rivolgendo la nostra attenzione a bandi e altre organizzazioni per il reperimento di fondi ma spesso collaboriamo con altri enti su progetti specifici e questo per noi è molto significativo.
Dove ti vedi e soprattutto dove vedi We Are Here Venice tra dieci anni?
Spero che non si sia più bisogno di noi perché da qui a dieci anni tante cose saranno migliorate, saranno state trovate tante soluzioni a lungo termine e quindi Venezia è di nuovo sul binario giusto!
A questo proposito Jane dice sempre qualcosa di molto divertente: ha quattro figli e se Venezia non avrà più bisogno dei suoi sforzi alla fine potrà tornare a dedicarsi a loro! E io dovrò trovare un’altra scusa per continuare a vivere qui…
Nel mentre, spero possiamo espandere il nostro gruppo di lavoro con scienziati e con fundraiser dedicati su ogni progetto…abbiamo bisogno di tante persone capaci.
Speriamo anche di vedere qualche cambiamento nel governo di questa città.
Per scoprire di più: https://weareherevenice.org/?lang=it
La foto di copertina ritrae Gabriella nel giardino, sulla destra con le altre sue colleghe durante l’inaugurazione. Eccetto per la foto del suo ritratto che troverete nella gallery che è stata scattata da sua sorella, le immagini sono courtesy Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti per V-A-C. L’ultima è di Assemble Studio.